Twenty-Four Eyes, Parte VIII

Regia: Keisuke Kinoshita (1954)

ENGLISH TRANSLATION

La signorina Oishi è tornata in classe. Secondo il compito sulla lavagna, i suoi studenti stanno scrivendo delle loro speranze per il futuro. Ora che non deve più andare a scuola in bicicletta, la signorina Oishi indossa un kimono. Con la testa appoggiata alla mano, disegna dei fiori nel suo blocco note.

Sentiamo di nuovo la melodia malinconica "Annie Laurie" che ha aperto il film. La signorina Oishi alza lo sguardo e guarda tristemente il banco vuoto di Mat-chan. Sotto il disegno del fiore, scrive il nome completo della ragazza: Matsue Kawamoto.

Mentre la signorina Oishi guarda in giro per la classe, incontra lo sguardo di Ma-chan, con il suo abito alla marinara. Si sorridono. Poi la studentessa riprende a scrivere: 

Siccome sono figlia unica, mia madre vuole mandarmi in un liceo prefettizio.* Ma anche solo a guardare i numeri mi fa male la testa. Voglio andare a scuola di cucito, dove non ci sono esami.

*Un liceo prefettizio era una scuola prestigiosa, che ammetteva solo le ragazze più brillanti. Le diplomate passavano all'università. All'epoca in cui è stato girato questo film, pochissime ragazze andavano al liceo.

La macchina da presa passa a Sanae, che scrive: 

D'ora in poi... se le donne non avranno un lavoro, avranno una vita dura come mia madre. Ecco perché mia sorella maggiore lavora come infermiera alla Croce Rossa. Voglio che mia sorella mi mandi in una scuola per insegnanti, così che io possa diventare...

Si ferma, cancella qualcosa e poi scrive una parola formale per ‘insegnante’.

Sanae si rivolge alla ragazza accanto a lei, che fissa impotente il suo foglio. "Fujiko, perché non stai scrivendo niente?" Fujiko mette la faccia sul banco e comincia a singhiozzare. "Cosa c'è che non va?"

La signorina Oishi alza lo sguardo. "Cosa c'è, Fujiko?" chiede.

La signorina Oishi accompagna Fujiko fuori dall'aula. Sulla veranda, con la mano dell'insegnante sulla spalla, che la conforta, Fujiko dice: "Non ho speranze per il futuro. Cosa posso scrivere?”

"Allora non devi scrivere. So quanto sono state difficili le cose".

"Volevo davvero andare in gita scolastica. Non so nemmeno per quanto tempo ancora potremo restare a casa nostra. Ora è di qualcun altro".

Crolla in lacrime e la signorina Oishi la abbraccia. "Va tutto bene. Non dire altro... Non so cosa dire, ma queste difficoltà non sono colpa tua, né dei tuoi genitori. Queste cose succedono per molte ragioni". Fujiko si asciuga le lacrime con la mano. "Quindi non perderti d'animo. Tieni alto il morale". Accarezzando i capelli della ragazza, l'insegnante aggiunge: "Se mai ti venisse voglia di piangere, vieni a casa mia. Ci faremo un bel pianto insieme". A questo punto, la stessa signorina Oishi si mette a piangere.

La signorina Oishi e Kotoe sono sedute nell'aula vuota. L'immagine è uno squisito studio di chiaroscuro, costituito dalla luminosità dietro le tende e dalla varietà diagonale delle parti superiori dei banchi.

La maestra chiede: "Allora, ti stai davvero ritirando? Kotoe annuisce, con la testa bassa.

"Ma ti piace la scuola, vero? Perché non restare almeno un altro anno? Sei una brava studentessa. Mi dispiacerebbe vederti andare via. Devo parlare con la tua famiglia?"

"È troppo tardi. L'ho già promesso”.

"Promesso cosa?"

"Ho promesso a mia madre che avrei lasciato la scuola se fossi potuta andare in gita scolastica".

"Peccato. Quindi non c'è niente che io possa fare?"

"Mia sorella inizierà la quinta elementare. Se resto a scuola, chi cucinerà a casa?"

"Tua madre va a pescare tutti i giorni?"

"Quasi tutti i giorni”.

"Ecco perché un giorno hai scritto che avresti voluto essere un ragazzo per il bene di tua madre".

"Sì, mi dispiace per lei”.

Kotoe sorride. "Ma almeno quando mia sorella finirà la prima media, riuscirò a lavorare per una sarta. E quando avrò diciotto anni, sarò una cameriera a Osaka. Spenderò tutti i miei soldi in vestiti, come faceva mia madre". 

"E poi ti sposerai?" – chiede la signorina Oishi, senza gioia – "Sì, ti sposerai... proprio come tua madre”.

Restano sedute in silenzio, ascoltando la pioggia battente. Ancora una volta, sentiamo "Annie Laurie", il motivo del film per il dolore dell'infanzia perduta.

La signorina Oishi è seduta su una grande formazione rocciosa con i ragazzi. Fanno rimbalzare le pietre in mare, Tanko annuncia: "Vado alle superiori. Dopo il diploma, pescherò fino a quando non sarò arruolato. Maestra, posso diventare sergente maggiore, vero?"

"Vuoi diventare sottufficiale?"

"Loro prendono uno stipendio mensile”.

"Io andrò all'università e diventerò sottotenente", dice Kit-chin. Come Tanko, indossa la sua uniforme scolastica: giacca scura, pantaloni lunghi e cappello. 

"Smettila di vantarti" – dice Nikuta – "Andrei alle superiori se non ci fossero gli esami di ammissione".

In kimono, Sonki e Takeichi lo guardano dal basso verso l’alto.

La signorina Oishi chiede tristemente: "Perché volete diventare soldati?”

Lanciando una pietra avanti e indietro tra le sue mani, Tanko spiega: "Non erediterò nulla. È meglio che essere un povero pescatore".

La situazione di Kit-chin è diversa: "Io erediterò il negozio di riso, ma preferirei essere un soldato".

"Davvero?" – risponde la signorina Oishi – "Faresti meglio a pensarci".

"Sei contro i soldati?" chiede Tonko.

Lei scuote la testa. "No, ma preferisco i pescatori e i mercanti di riso".

"Quindi sei una codarda", risponde lui. La scena è piena di aria e di luce, il vasto cielo dietro di loro. 

"È vero" – dice lei – "Sono una codarda".

La signorina Oishi sta camminando con Ma-chan, che indossa un abito alla marinara, con i capelli in trecce. La ragazza corre attraverso il cancello aperto verso casa sua, chiamando: "Mamma, ho portato la maestra!”

In casa, con una teiera a portata di mano, siedono sul pavimento, che è coperto da tappeti di paglia rettangolari. Le tre figure sono delineate sulle molteplici griglie delle pareti e delle finestre. Questa stanza, luminosa e ordinata, è in netto contrasto con la casa angusta e affollata dove Mat-chan viveva con il padre. 

Con grande animo, agitando le mani e piegandosi avanti e indietro, la madre di Ma-chan si lamenta: "Lei non vuole ascoltare niente di quello che dico. So che ha una bella voce, ma molte ragazze in Giappone hanno belle voci. Lo shamisen* è più adatto alla figlia del proprietario di un ristorante".

Da parte sua, la signorina Oishi rimane seduta silenziosamente, con lo sguardo rivolto verso il basso. 

*Lo shamisen è uno strumento a corda.

"Insiste nel frequentare un conservatorio a Tokyo, quindi vuole andare alle superiori. Suo padre è assolutamente furioso. La prego di farla ragionare. Tiene il broncio tutto il giorno e non mangia niente. Ma-chan, ascolta cosa dice la tua insegnante". 

Ma la signorina Oishi non dice una parola.

Così la madre continua: "Le dica che se va al conservatorio, non sarà di nessun aiuto alla sua famiglia!”

In un campo medio, Ma-chan alza lo sguardo verso gli adulti, poi lo abbassa di nuovo. Sullo sfondo, incorniciate dai vetri delle finestre, intravediamo le tranquille increspature del mare.

Infine, la signorina Oishi risponde. "Non è il mio ruolo interferire. Capisco come vi sentite lei e suo marito, ma so anche come si sente Ma-chan".

"No!" La madre di Ma-chan protesta, gesticolando per enfasi. "Lei dice assurdità, afferra gli arcobaleni!” dice riferendosi a sua figlia.

Guardando la ragazza, la signorina Oishi dice: "Ma-chan, la tua felicità significa tutto per me. Mi dispiace così tanto non poter dire di più ora... Ma sai, tutti i ragazzi vogliono diventare soldati. Sono preoccupatissima di perderne anche uno solo. Sono felice di non dovermi preoccupare di questo con voi ragazze". Conclude malinconicamente: "Vorrei aiutarvi a realizzare le vostre ambizioni, ma per ora non posso dire altro. Non c'è davvero nient'altro che possa dire..." Fuori dalla finestra, notiamo un giovane albero, che oscilla leggermente al vento.

FINE PARTE VIII

ENGLISH TRANSLATION

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GLOSSARIO

  • accanto a lei – next to her

  • afferra (afferra) – she grasps, grabs

  • affollata (affollare) – crowded (past participle as adjective)

  • angusta (o/a/i/e) – cramped

  • gli arcobaleni (o/i) – the rainbows

  • arruolato (arruolare) – drafted (past participle)

  • si asciuga (asciugarsi) – she dries

  • un bel pianto – a good cry

  • il blocco (cco/cchi) note – the note

  • un campo (o/i) medio (io/i) – a medium shot (cinematic term: shot from a middle distance, normally from the waist up, that includes some surroundings) 

  • cancella (cancellare) – she erases

  • il cancello (o/i) – the gate

  • chiaroscuro – light and shade

  • una codarda (o/a/i/e) – a coward

  • crolla (crollare) – she collapses

  • cucito – sewing

  • le diplomate (o/a/i/e) – the graduates

  • fanno (fare) rimbalzare le pietre – they skip stones

  • farla (fare) ragionare – to talk some sense into her

  • il foglio (io/i) – the sheet

  • frequentare – to attend

  • impotente (e/i) – helpless

  • le increspature (a/e) – the ripples

  • infermiera (e/a/i/e) – nurse

  • se mai – if ever

  • mensile (e/i) – monthly

  • molteplici (e/i) – multiple

  • netto (o/a/i/e) – stark

  • oscilla (oscillare) – shaking

  • non perderti (perdersi) d'animo – don't lose heart

  • a portata di mano – at hand, at one’s fingertips

  • ti stai ritirando (ritirarsi) – you are dropping out

  • si rivolge (rivolgersi) – she turns to

  • ‘non è (essere) il mio ruolo’ – ‘it’s not my place’

  • una sarta (a/e) – a dressmaker

  • scuote (scuotere) – she shakes 

  • sorella (a/e) maggiore (e/i) – older sister

  • sottotenente (e/i) – second lieutenant

  • sottufficiale (e/i) – NCO (non-commissioned officer)

  • squisito (o/a/i/e) – exquisite

  • uno stipendio (io/i) – a salary

  • uno strumento (o/i) a corda – a stringed instrument

  • le superiori – high school

  • tappeti (o/i) – mats

  • tiene (tenere) il broncio – she sulks

  • trecce (ia/e) – braids

  • vantarti (vantarsi) – you brag