The Misfits, Parte V

Regia: John Huston (1961)

ENGLISH TRANSLATION

Al bar, mentre suona della musica country, Perce parla della sua giornata: il toro, l'iniezione che l’infermiere gli ha fatto, le stelle che sta vedendo in questo momento; si sente strano. Il suo cappello è appoggiato goffamente sopra l'ampia fascia bianca. Chiamando il barista per nome, Perce ordina da bere per il gruppo: otto whisky.

Quindi si gira verso Roslyn, chiedendo: "Ehi, eri tu che stavi piangendo nell'ambulanza?" Lei lo guarda tristemente, senza rispondere. Quindi, continuando a guardare Roslyn, chiede a Gay: "Era lei, Gay?"

"Certo che era lei".

Alzandosi un po' dalla sua sedia, Perce allunga la mano, dicendo: "Voglio certamente ringraziarti". Roslyn stringe la sua mano.

Alticcio per la medicina, fa un brindisi equivoco: "Oh, ora... Al mio amico – il vecchio, anziano Gay".

"Gay non è vecchio", protesta Roslyn.

Lui continua, imperterrito: "E al vecchio, anziano Pilota e al suo vecchio aereo da cinque dollari". Roslyn ora sorride, compiaciuta della battuta, ma Guido lo guarda in cagnesco.

Finisce il brindisi: "E... alla mia amica Roslyn". Si rivolge a Gay e chiede: "Eh, va bene se facciamo questo ballo insieme?"

"Certo" – risponde Gay ubriaco – "Roslyn, perché non balli con Perce?"

"Va bene".

Roslyn e Perce entrano nella pista da ballo

Guido si avvicina per sedersi accanto a Gay. Si acciglia per la coppia danzante e chiede: "Non c'è niente come essere giovani, vero Gay?"

"No, è vero… Ma sai cosa dicono" – aggiunge filosoficamente – "Alcuni continuano a diventare sempre più giovani".

Mentre parlano, buttano giù bicchierini. Improvvisamente, Gay si sporge verso il suo amico e chiede: "Cosa ti tormenta?"

"Solo la mia vita". Guido scuote la testa.

Sulla pista da ballo, Perce e Roslyn ballano al vivace suono del banjo. Perce rimbalza su e giù rigidamente, spiegando: "Questo è il modo in cui lo faceva mio padre". Roslyn sorride allegra mentre si adegua ai suoi passi.

Guido lancia loro un’occhiataccia, i suoi occhi illuminati dalla rabbia. Perché Perce, che non è nemmeno il suo rivale, si sta divertendo così tanto con Roslyn? Nel frattempo, Gay, il vero rivale di Guido, è concentrato sul suo bere e non è per niente disturbato.

Perce si gira e fa ruotare Roslyn sotto il braccio. Ma poi lui barcolla, si mette una mano sulla faccia e smette di ballare. Quando Roslyn gli chiede se si senta bene, lui suggerisce: "Andiamo fuori a vedere il mondo". Si dirigono verso la porta, le braccia dell’uno intorno all’altra; Roslyn lo sta praticamente sostenendo.

Mentre si avvicinano al tavolo, Roslyn mette una mano sulla spalla di Gay per farglielo sapere, ma lui non se ne accorge. Guido li osserva, però.

Perce si precipita fuori in un cortile disseminato di spazzatura. Si ferma e fa un respiro profondo. "Farò meglio a sedermi", dice.

Si avvicina allo scheletro di una vecchia macchina, accanto a una montagna di lattine di birra e bottiglie di liquore vuote, e si getta a terra, posando il cappello di fronte a lui. Roslyn si siede accanto a lui, allungando le gambe.

Perce mette la testa nel grembo di lei, il braccio gli copre la faccia. "Ti dispiace?" chiede.

"No", lo rassicura lei.

"Mannaggia a quel toro!" ride.

Lui alza lo sguardo verso di lei. "Gay è un tipo piuttosto bravo, vero?"

"Sì", dice lei e lo dice sul serio.

“Sai, non riesco a capirti, sei in giro qui in questo modo. Appartieni a Gay?"

"Non so a dove appartengo".

Si mette seduto con improvvisa intensità e, avvicinandosi, le chiede: "Come mai hai tanta fiducia nei tuoi occhi?"

"Davvero ce l’ho?"

“Come se fossi appena nata. Stavi davvero piangendo per me prima?”

“Sei stato ferito. Nessuno ha mai pianto per te prima?”

"No. Nessun estraneo".

"Posso chiederti una cosa?” – Si rimette giù. – “Voglio dire, io non ho nessuno... sai cosa intendo, con cui possa parlare".

"Cosa intendi?"

"Beh, vedi, questo è il primo anno in cui sono in giro". Guarda malinconicamente le stelle.“Non sono come Gay e Pilota. Ho una casa abbastanza buona. Voglio dire, avevo una casa buona. Un giorno... mio padre... eravamo fuori, e boom! Così, è successo. È andato giù. Alcuni dannati stupidi cacciatori".

"L'hanno ucciso?"

“Mm-hm. E poi mia madre è cambiata. Era così dignitosa. Camminava accanto a lui come una santa. Beh, ben presto quest'uomo inizia a farsi vivo, e tre mesi dopo si sono sposati. Ma io le ho detto: ‘Mamma, guarda. Faresti meglio a ricevere un documento da questo signor Blackwell perché sono il più vecchio e sai che papà voleva che io avessi questo ranch’. Quindi sai cosa succede? La sera del loro matrimonio lui si gira e mi offre un lavoro. Al ranch di mio padre".

"Cosa ha detto lei?" chiede Roslyn, preoccupata.

"Dire? Non credo che abbia sentito. È come se quasi non si ricordasse più di me. Non lo so. È difficile da spiegare. È come se lei fosse cambiata tutta in una volta”. Poi si ferma e guarda Roslyn, con un pizzico di disperazione. “Quindi quello che voglio sapere... Quello che voglio sapere è... da chi dipendi? Chi?"

"Non lo so" – risponde lei piano – “Forse tutto quello che c'è davvero è solo la prossima cosa. La prossima cosa che succede. Forse non ci si aspetta che le promesse si ricordino". 

"Potresti contare sulle mie", dice lui guardandola negli occhi, cercando qualcosa che lei non è disposta a dargli. “Mi fido di te, Roslyn. Penso di amarti".

“Oh no. Tu non mi conosci”, dice con un cauto sorriso.

Proprio in quel momento Gay viene nel retro cercando Roslyn. Il sudore brilla sulla sua faccia e sul suo collo. È profondamente ubriaco.

Lei alza lo sguardo da dove è seduta per terra, con la testa di Perce in grembo. "Eccoci", dice.

Condividendo l’inquadratura con un manichino abbandonato, senza braccia e decapitato, lui la vede e sorride con sollievo. L'ha trovata. E non è per niente geloso. Forse non può fidarsi della promessa di Perce di non invadere il suo territorio. Ma sa che può fidarsi di Roslyn.

"Vieni ora" – dice Gay – "Voglio che incontri i miei figli".

"I tuoi figli sono qui?" Lei si alza facendo attenzione a non fare male al povero, ferito Perce.

"Sì. Sono venuti al rodeo. Non li vedevo da un anno. Oh, avresti dovuto vedere il benvenuto che mi hanno dato, Roslyn – quasi mi hanno fatto cadere!”

Lui la prende per un braccio e ritornano verso il bar. Roslyn si gira per un momento per assicurarsi che Perce stia bene.

"Sono così felice per te, Gay", dice lei, mentre Perce si alza e li segue all'interno.

Al tavolo, Guido sta aspettando. Gay sembra confuso. “Dove sono?” chiede, biascicando le sue parole. Per una volta ha perso la sua compostezza.

"Dove sono chi?" chiede Guido.

"I miei figli. Ho detto loro che sarei tornato tra un minuto. Mi hai sentito dirglielo".

"Sono andati fuori".

I quattro si dirigono verso l'ingresso principale, Gay urla i nomi dei suoi figli, con crescente disperazione, “Gaylord! Gaylord! Rosemary! Gaylord!” Roslyn gli tiene il braccio. Dalla sua espressione è evidente che crede che i bambini siano lì da qualche parte.

Gay inciampa su un palo del telefono e ci si aggrappa.

Guido urla: “Gaylord! Ecco tuo padre!”

Gay è sconvolto. Voleva che i suoi figli incontrassero Roslyn. Ciò mostrerebbe che sta facendo qualcosa di se stesso.

Grida con abbandono ubriaco: “Gaylord! So che mi senti! Dove sei andato? Ti avevo detto che sarei tornato subito! Vieni qui adesso!”

Roslyn lo guarda ansiosamente.

Usando il palo per tenersi in equilibrio, Gay sale su una macchina per vedere meglio. Una donna con cappello e camicia da cowboy cerca di rassicurarlo. "Non si preoccupi, signore. Probabilmente li troverà a casa".

Ma Gay la ignora e continua a urlare a squarciagola. “Gaylord! Vieni qui adesso! So che mi senti!”

Cade sulla macchina e inizia a colpirla con le mani. "Rosemary! So che mi senti! Adesso vieni qui!” Dietro di lui, Perce e Roslyn lo guardano impotenti. Il viso di Roslyn è una maschera di dolore.

Perdendo l'equilibrio, Gay cade a terra dall'auto. Roslyn urla e corre da lui. Guido si appoggia semplicemente sulla macchina e lo guarda ubriaco.

Roslyn si inginocchia a terra e lo abbraccia, dicendo: “Oh, Gay! Ti cercheranno, ne sono sicura! Probabilmente pensavano che te ne fossi andato!” Gli culla la testa. “Oh, povero Gay! Povero Gay!" Mentre cerca di confortarlo, non è chiaro se creda ancora a quello che sta dicendo.

Nella station wagon noleggiata, Gay è disteso nella parte posteriore, svenuto. Perce, anche lui incosciente, ha la testa sul grembo di Roslyn sul sedile posteriore. Il cane Dooley è seduto davanti con Guido, che è al volante.

Roslyn lo avverte: "Non stai andando troppo veloce? Per favore, eh?”

Voltandosi verso di lei, senza guardare la strada, Guido dice: “Non preoccuparti, ragazza. Non uccido mai nessuno che conosco".

Lei spiega: “Un tizio ha distrutto la mia migliore amica. Era bellissima, con i capelli neri–” All'improvviso la macchina sbanda.

"Per favore, Guido!"

Quindi Guido inizia a rivelare tutto il dolore e la rabbia che si sono accumulati in lui dalla guerra. “Siamo tutti bombardieri ciechi, Roslyn. Uccidiamo persone che non abbiamo nemmeno mai visto. Ho bombardato nove città. Devo aver rotto molti piatti, ma non li ho mai visti. Pensa a tutti i cagnolini, i portalettere e gli occhiali che devono essere saltati in aria”. Attraverso il lunotto posteriore, vediamo la linea bianca curva che divide la strada. “Caspita, sai, sganciare una bomba è come dire una bugia. Rende tutto talmeeeeente silenzioso... Molto presto non senti niente, non vedi niente. Neanche tua moglie".

Si gira di nuovo a guardarla dicendo: "Ora la differenza è che vedo te. Sei la prima che io abbia mai veramente visto".

"Per favore, Guido, non ucciderci!" Lei indica disperatamente il tachimetro. Un primo piano ci mostra la velocità: 145 chilometri all'ora.

Lui la ignora e continua. “Come si fa a conoscere qualcuno, bambina? Aiutami. Non ho mai detto ‘aiutami’ nella mia vita..." Nell’inquadratura, la faccia di lui riflette disillusione. Si è arreso.

La macchina si ferma sul vialetto e Guido esce; il cane corre nel cortile. Guido guarda il cane e poi di nuovo in macchina. Roslyn e Perce stanno dormendo – pacificamente, a quanto pare, ma chissà quali sono i loro sogni? Guido si sporge e scruta Gay, svenuto nella parte posteriore.

Successivamente, Guido esamina lo scheletro incompiuto della sua casa, che il suo amico condivide con una bella donna, mentre lui rimane solo.

Improvvisamente determinato, barcolla fino alla casa. Afferrando un’asse, la appoggia alla struttura e inizia a inchiodarla in posizione. Il martello è rumoroso nel silenzio della notte.

Il martellamento sveglia Gay e lui e Roslyn escono dalla macchina. Roslyn va da Guido e dice, angosciata, implorante: “Guido, mi dispiace così tanto. Mi dispiace. Non ti farai male alla mano? È così buio. Guido, guarda quanto è buio. È tutto buio”. Ma lui continua a martellare sulla casa che non ha mai finito.

Gay arriva, ancora ubriaco, senza cappello, e allontana Guido. Biascicando le sue parole, si lamenta: “Ehi! Ehi! Per cosa diavolo stai calpestando i fiori? Hai distrutto tutti i dannati eliotropi! Guarda lì. Guarda lì adesso. Perchè diavolo lo fai?" 

Roslyn cerca di calmarlo. "Sta solo cercando di sistemare la casa, Gay".

"Che ragione ha lui per sistemare la casa?"

Alla fine, Perce esce dalla macchina. Si gira e rigira, srotolando la benda dalla testa. Roslyn fa fatica a fermarlo.

Ubriachi, rumorosi e ridendo, i tre uomini entrano in casa per andare a letto.

"Cos'è questo posto?" chiede Perce mentre entrano barcollando. "Dove siamo?"

"È solo casa mia. O è di Guido. Beh, è comunque una casa", risponde Roslyn seguendoli dentro.

Sulla soglia, Gay esita, poi si gira e torna fuori. Si accascia pesantemente sul portico incompiuto. Per quanto ubriaco, sembra immerso nei suoi pensieri.

In casa, Perce si sdraia sul divano a pancia in giù, i piedi penzolano dall'estremità, indossa ancora gli stivali da cowboy. Roslyn lo copre con una coperta a strisce.

Mezzo addormentato, protesta: “No. No, mamma, mamma, non farlo”. Lei gli preme delicatamente la schiena come si farebbe con un neonato, e lui si zittisce all'istante.

Poi lei si alza e nella penombra vediamo la fotografia di Guido e della sua sposa esposta lì vicino.

Roslyn lancia un'occhiata a Guido, che dorme profondamente su una sedia, con la testa penzolante sulla spalla.

Con un lieve sospiro di sollievo, Roslyn si dirige fuori per trovare Gay, che è ancora seduto sulla veranda.

Sussurra: "Gay? Dai, Gay".

Lui comincia a farneticare dei suoi fallimenti come genitore. “Vorrei che avessi incontrato Gaylord e Rosemary. Se avessi un nuovo figlio, saprei esattamente come stare con lui. Proprio come fare... Oh, non mi sono comportato nel modo giusto con quei ragazzi. Non sapevo niente".

Lei va da lui, si siede e gli mette le braccia attorno. "No. Sono sicura che ti amano, Gay".

Lui si gira verso di lei e le chiede: "Vorresti mai un bambino... con me?"

Lei si gira e dice: "Fammi spegnere la luce in macchina. Vai a dormire un po'”.

Si alza e anche lui si alza, sfidandola. “Non voglio dormire. Ti ho fatto una domanda. Ti ho chiesto di spegnere le luci in macchina? Da cosa stai scappando tutto il tempo? Non lavavo le finestre nemmeno per mia moglie. Ho dipinto il caminetto, ho piantato quei dannati eliotropi... A che punto sei? Non capisco dove sei arrivata".

Lei afferra le sue braccia e sposta il suo viso fino alla faccia di lui. “Gay, sono con te. Sono qui con te”. Si allontana un poco e gli chiede: “E se un giorno all'improvviso ti girassi e non ti piacessi più? Come prima, quando Perce si è fatto male, hai iniziato a lanciarmi uno sguardo. Conosco quello sguardo e mi fa paura, Gay”.

"Tesoro! Tesoro! Mi sono arrabbiato un po', tutto qui” – la rassicura – "Questo non significa che non mi piaci".

Lei si getta tra le sue braccia. “Oh, Gay! Amami! Amami!"

Lui la tiene stretta per un momento, poi lei si tira indietro e sorride. “Adesso abbiamo fatto pace. Vero?"

"Sì, vero, vero".

"Dormiamo un po’", suggerisce lei.

Si dirigono verso la casa.

Ancora biascicando le sue parole, Gay inizia a pianificare il loro futuro. “Sì, ce la faremo. Io coltiverò. Magari gestirò un ranch con del bestiame. Sono un uomo abbastanza buono, Roslyn. L’uomo migliore che tu mai vedrai. Ti faccio vedere domani, in montagna. Non molti riescono a tenere il passo con il vecchio Gay. Aspetta e vedrai”. Entra in casa, ma Roslyn si ferma sulla soglia.

Lei si gira e si appoggia contro la casa, le ombre le macchiano il viso. Guarda verso il cortile, la vasta distesa di terra piatta, le montagne all'orizzonte. Alla fine alza lo sguardo al cielo. "Aiuto!" sussurra.

FINE PARTE V

ENGLISH TRANSLATION

Here is the link to Parte VI. A Vertigo grammar exercise about the film has been posted at the bottom of Parte VIII (the final installment). Subscribe to receive a weekly email newsletter with links to all our new posts as well as additional information about the film.

GLOSSARIO

  • si accascia (accasciarsi) – he flops down

  • si acciglia (accigliarsi) – he scowls

  • si adegua (adeguarsi) – she matches, adjusts 

  • si aggrappa (aggrapparsi) – he grabs

  • alticcio (cio/cia/cci/cce) – tipsy 

  • appartengo (appartenere) – I belong

  • si è arreso (arrendersi) – he’s given up

  • un’asse (e/i) – a plank

  • il bestiame (e/i) – the cattle

  • biascicando (biascicare) – slurring (words)

  • bicchierini (o/i) – shots (of liquor)

  • bombardieri (e/i) – bombardiers

  • un brindisi (no change) – a toast

  • buttano (buttare) giù bicchierini (o/i) – they throw down shots

  • i cagnolini (o/i) – the puppies

  • stai calpestando (calpestare) – you are stomping, trampling

  • ciechi (co/chi/ca/che) – blind

  • coltiverò (coltivare) – I'll farm

  • la compostezza (a/e) – the composure

  • culla (cullare) – she cradles

  • lo dice (dire) sul serio – she means it

  • ti dispiace? (dispiacere) – do you mind?

  • disseminato (disseminare) – littered (past participle as adjective)

  • gli eliotropi (o/i) – the heliotropes

  • equivoco (co/ca/ci/che) – back-handed

  • esposta (esporre) – displayed (past participle as adjective)

  • fare male – to hurt

  • ce la faremo (farcela) – we'll make out

  • farneticare – to ramble (verbally)

  • farsi vivo – to come around, stop by

  • si getta (gettarsi) – he throws himself, plops

  • il grembo (o/i) – the lap

  • guarda (guardare) in cagnesco – he glowers 

  • imperterrito (o/a/i/e) – undaunted

  • inchiodarla (inchiodare) – to nail it

  • inciampa (inciampare) – he stumbles

  • incompiuto (o/a/i/e) – unfinished

  • si inginocchia (inginocchiarsi) – she kneels

  • lancia (lanciare) un'occhiata – she glances

  • il lunotto (o/i) – the rear window

  • macchiano (macchiare) – they dapple, stain

  • malinconicamente – wistfully

  • mannaggia (no change) – damn

  • un neonato (o/a/i/e) – an infant

  • un’occhiataccia (ccia/cce) – a glare, dirty look

  • a pancia (ia/e) in giù – (lying) on his stomach

  • la penombra (a/e) – the half-light, semi-darkness

  • penzolante (penzolare) – dangling (present participle as adjective)

  • piano – quietly

  • la pista (a/e) da ballo – the dance floor

  • i portalettere (no change) – the mail carriers

  • posando (posare) – setting, putting

  • un primo (o/i) piano (o/i) – a close-up

  • rimbalza (rimbalzare) – he bounces 

  • rivelare – to reveal, spill out 

  • saltati (saltare) in aria – gone up, blown up (past participle as adjective)

  • sbanda (sbandare) – it swerves

  • lo scheletro (o/i) – the skeleton

  • sfidandola (sfidare) – challenging her

  • sganciare – to drop, let go

  • la soglia (ia/ie) – the doorway

  • sollievorelief

  • a squarciagola – at the top of his lungs

  • srotolando (srotolare) – unwinding 

  • strisce (ia/e) – stripes

  • la struttura (a/e) – the frame

  • il tachimetro (o/i) – the speedometer

  • tenere il passo – to keep up, keep pace

  • tormenta (tormentare) – it bothers, disturbs

  • il vialetto (o/i) – the driveway

  • al volante – at the wheel

  • si zittisce (zittirsi) – he quiets, becomes quiet