Roma città aperta (Rome, Open City), Parte IX

Regia: Roberto Rossellini, 1945

ENGLISH TRANSLATION

Il telefono squilla e la governante risponde. È Marina, che cerca Manfredi.

“Non si è visto”.

“Nannina, mi dica la verità! Lei sa dov'è?”

“Non lo so, signorina” – insiste la governante – “Glielo giuro! Se lo sapessi, glielo direi”.

Riagganciando, commenta: “Ma è proprio scema quella! Per telefono domanda notizie! Roba da andare a finire in via Tasso*, tutti quanti!”

*Le SS torturavano i membri della Resistenza nell’edificio di via Tasso, 145 che oggi ospita il Museo storico della Liberazione di Roma.

Nel suo ufficio, Bergmann sfoglia vari giornali italiani quando appare un soldato che annuncia il capo della polizia.

I due uomini si scambiano un saluto nazista.

“Caro amico” – dice Bergman, stringendogli la mano – “Lei giunge a proposito. C'è qualche cosa di molto interessante. Il nostro signor Manfredi è stato visto questa mattina al rione Prenestino. E poco fa un ordigno è stato fatto esplodere contro un vagone di benzina allo scalo ferroviario della zona”.

“Scusi, caro maggiore” – risponde il questore, mentre i due uomini si siedono –“le mie notizie sono molto più sensazionali delle sue. Anch'io ho fatto un incontro molto interessante”.

Dalla sua valigetta, tira fuori un documento, che il maggiore esamina: "Formidabile!” – esclama, e poi legge ad alta voce – "Ferraris Luigi. Arrestato a Bologna il quattro febbraio 1928. Condannato a dodici anni per cospirazione contro lo Stato. Evaso durante il trasporto". Il documento mostra Manfredi, vista frontale e laterale.

Attraverso una porta laterale, Bergmann va in un’altra stanza, dove qualcuno sta suonando il pianoforte. Ufficiali siedono su divani e sedie, bevendo.

"Ingrid!" chiama il maggiore, convocando una donna che è appoggiata al pianoforte. L'abbiamo già vista quando è andata a trovare Marina nel suo camerino. Lui le sussurra qualcosa e lei annuisce.

Nell'ufficio di Bergmann, Ingrid saluta il capo della polizia, che le bacia la mano. Lei lo ringrazia per il regalo di fiori e caffè.

Bergmann le consegna il documento di Manfredi.

"Fantastico", dice lei, in tedesco.

“Ora basta con le parole, lngrid. Bisogna agire immediatamente”.

“Lascia fare a me”, risponde lei.

Francesco e Manfredi si stanno preparando per il matrimonio. Francesco fischietta mentre si lustra le scarpe. Manfredi, che sta per radersi, si è cosparso la faccia di schiuma.

Bussano alla porta e Francesco grida: "Chi è?"

"La forza pubblica!"

"Buongiorno, Brigadiere! Aspetti un momento che mi sto vestendo”.

“Allora se permette, andiamo a ossequiare la sua futura moglie”.

Fuori dalla porta, il brigadiere tiene in mano un mazzo di fiori, senza dubbio un regalo di nozze. Al suo fianco c'è il tizio che all'inizio del film ha provato a vendere a Pina delle uova dalla borsa nera.

Si dirigono verso l'appartamento di Pina, proprio quando lei si precipita fuori, spingendoli da parte.

Chiama: "Francesco!" e usa la sua chiave per entrare nell'appartamento. "I tedeschi! I fascisti! Stanno circondando la casa!”

Dalla finestra, vedono persone che urlano e corrono, alcune che entrano nell'edificio e altre che escono. Camion e motociclette accostano.

Mentre suona una musica drammatica, condividiamo la vista dall'appartamento di Francesco: le truppe si radunano in formazione. L'ordine arriva in tedesco: "Fate uscire tutti dall'edificio. Subito!"

Alla finestra – con i vetri fissati con il nastro adesivo come rinforzo contro le esplosioni delle bombe – Pina dice: "Guardate, circondano la casa". Spinge Francesco dietro di sé, avvertendo: "Va dentro". 

I tedeschi potrebbero essere lì per un'incursione – o per radunare uomini da mandare in un campo di lavoro.

Guardando giù, vede i soldati che marciano verso l'edificio.

Entrano nel cortile, e un ufficiale delle SS ordina ai suoi soldati in tedesco: "Fate scendere tutti da ogni piano".

Poi dice a una bionda in abiti civili: "Dica loro di andare di sopra e di portare tutti giù immediatamente!" Lei traduce il messaggio ai soldati italiani, che se ne vanno.

Quando il brigadiere esce dall'edificio, l'uomo delle SS gli ordina in tedesco: "Vieni qui!"

"A me?" Alza il braccio in una sorta di saluto nazista e si avvicina.

L'ufficiale tedesco si rivolge alla donna. "Cosa vuole?"

Lei traduce e il brigadiere risponde: “Io sono qui per servizio, ora debbo andare via”. "Sciocchezze!" – dice il tedesco, agitando il dito. "Lui resta qui".

Lei traduce di nuovo: "Deve restare qui". Lui deglutisce, fa un debole saluto nazista e si fa da parte.

In chiesa, mentre i chierichetti si preparano per la messa, irrompe la ragazzina che è la compagna di stanza di Marcello. Porta in braccio il fratellino e tiene per mano la sorellina. "Marcello! Marcello!" grida freneticamente.

Mette giù il bambino e corre verso l'altare. "I tedeschi e i fascisti!”

"Dove?"

"A casa nostra!"

Marcello grida: "Andiamo, ragazzi!"

Interviene Don Pietro. "Fermi. Aspettate un momento!"

"Non ha capito che ci sono i tedeschi?" insiste Marcello.

"Non vi muovete! Andrò io a vedere quello che succede".

"Ma noi dobbiamo andare!"

“Ho detto di restare qui! Capito?”

Marcello spiega: “Ma, Don Pie’, nella soffitta di Romoletto ci sono le bombe!” Quindi il segreto è svelato.

Le donne e i bambini sono riuniti all'esterno dell'edificio. All'interno, gli uomini 

sgattaiolano via e si dirigono verso la stazione ferroviaria. E appena in tempo: un soldato guarda da una parte, mentre gli uomini corrono dall'altra.

Fuori, Pina è in piedi tra la folla, mani giunte. Una donna indica: “Guarda questi vigliacchi! Portano giù pure gli ammalati!”

La padrona di casa di Pina dice al brigadiere: "Il nonno non ha voluto farsi portare giù. Che gli faranno?"

Lui le dice di non preoccuparsi.

Due soldati trascinano fuori un uomo, seguito di corsa da una donna: "Figlio mio! Figlio mio! Giorgio!" Un soldato la afferra e la spinge tra la folla, dove una vicina la abbraccia. Pina tiene il suo foulard a quadri sulle spalle della donna che singhiozza, con uno sguardo di crescente rabbia.

"Non ci sono uomini in questo edificio?" – dice un tedesco – "Sciocchezze!"

La traduttrice lo dice all'italiano al comando, che a sua volta abbaia al poliziotto: "Ha capito? Dove sono gli uomini?”

“Ma che ne so? Mica sono il portiere!”

Dal retro, si avvicina Don Pietro, accompagnato da Marcello, che è vestito da chierichetto.

Il soldato italiano si avvicina al prete. “Dove andate?”

“C'è un malato che ha bisogno di conforto”.

“È inutile che si affanna tanto. Non c'è più nessuno. Abbiamo portato tutti a prendere un po’ di aria”.

Don Pietro scuote la testa e dice con calma: “Non è possibile. È un malato tanto grave... io devo salire”.

Il brigadiere interviene con finta frustrazione: “A quest'ora arriva, reverendo? Quel poverino l’ha tanto chiamata. A quest'ora sarà spirato. Andate e sbrigatevi!”

“Un momento!” – ribatte il soldato italiano – “Com'è questa storia? Hanno fatto scendere tutti”.

“No, quello no!” – insiste il brigadiere – “Quello è un vecchietto paralitico!” Gesticola verso il prete. “Andate reverendo! Sbrigatevi!”

Il prete e Marcello si dirigono di sopra e il brigadiere alza le braccia. “Che servizio! Una volta arrivavano come i pompieri!”

Mentre suona una musica di suspense, Don Pietro e Marcello si affrettano a salire le scale. In cima, Marcello dà il fischio segreto.

Poi corre verso la porta. "Romoletto, apri! Sono io! C'è anche Don Pietro!" Ma il ragazzo si rifiuta.

"Apri, Romoletto!" grida il prete.

"No, andate via o salterete in aria con me!"

Don Pietro forza la porta e corre dentro.

Correndo sul tetto, vedono Romoletto sul bordo, appoggiato alle sue stampelle. Tiene gli esplosivi in una mano. "Cosa fai?!" chiede il prete.

"Li ammazzo tutti! Andate via!"

“Vuoi fare massacrare tutti, pazzo? Dammi questa roba!” Lottando con il ragazzo, Don Pietro finalmente gli strappa via un fucile e qualche altra cosa, con l'aiuto di Marcello.

Sotto, il soldato italiano chiede al brigadiere: “A che piano abita questo moribondo?”

“Ma non so... al terzo, al quarto…”

“Vado a darci un'occhiata io. Sono anche un po’ dottore”.

Gesticola verso altri due per accompagnarlo.

“Vengo con lei!” si offre il poliziotto.

“No, vado da solo. La tua faccia mi piace poco”.

Don Pietro e Marcello corrono al piano di sotto per raggiungere l'appartamento di Pina – dove il nonno giace a letto – determinati a nascondere le armi.

Dall'alto, in un’inquadratura vertiginosa fatta di diagonali e linee parallele, vediamo i soldati italiani chesi affrettano verso l'alto – e hanno la stessa destinazione.

FINE PARTE IX

ENGLISH TRANSLATION

Here is the link to Parte X of this cineracconto will be posted on Saturday, April 10. Check back then – or subscribe to receive a weekly email newsletter with links to all our new posts as well as additional information about the film.

GLOSSARIO

  • accostano (accostare)  – they (cars) pull up

  • agire – to act, take action

  • è andata (andare) a trovare – she visited

  • avvertendo (avvertire) – warning

  • i chierichetti (o/i) – the altar boys

  • convocando (convocare) – summoning

  • si è cosparso (cospargersi) – he spread 

  • deglutisce (deglutire) – he gulps

  • fischietta (fischiettare) = he whistles (for fun, not to summon someone)

  • la forza (a/e) pubblica (ca/che) – the police

  • giunge  (giungere) – you (formal) arrive

  • un'incursione (e/i) – a raid

  • si lustra (lustrarsi) – he shines (something for himself)

  • a me? – me? (This is a common way to respond if you’re not sure someone is talking to you.)

  • moribondo (o/a/i/e) – dying man

  • il nastro (o/i) adesivo (o/i) – the adhesive tape

  • nozze – marriage

  • un ordigno (o/i) – a bomb

  • ossequiare – to pay one’s respects, pay tribute

  • i pompieri (e/i) – the firefighters

  • a proposito – at a propitious moment, just the right moment

  • radersi – to shave (himself)

  • il rione (e/i) – the district

  • ‘roba da’ – stuff like that

  • scema (o/a/i/e) – idiot

  • schiuma (normally singular) – foam

  • sgattaiolano (sgattaiolare) - they slip away

  • la soffitta (a/e) – the attic

  • sarà spirato (spirare) – he’s probably dead

  • di sopra – upstairs

  • squilla (squillare) – it (the phone) rings

  • strappa (strappare) via – he wrests

  • è svelato (svelare) – it is revealed

  • vertiginosa (o/a/e/i) – dizzying

  • vigliacchi (cco/cca/cchi/cche) – cowards

  • a sua volta – in turn