Roma città aperta (Rome, Open City), Parte XI

Regia: Roberto Rossellini, 1945

ENGLISH TRANSLATION

È una giornata di sole. Manfredi salta giù dal tram e si dirige velocemente a piedi verso la chiesa.

Mentre Don Pietro siede alla sua scrivania, il sacrestano si china e sussurra: “C'è un signore, dice che l'aspetta”.

“Ah, sì. Fallo passare”.

Entra Manfredi. Don Pietro gli ha preparato una carta d'identità falsa. “Giovanni Episcopo… mi ha ringiovanito di due anni”, scherza.

Il prete presenta Manfredi al disertore austriaco, che andrà con loro al monastero.

Aiutando il prete a mettere il suo cappotto, il sacrestano rimprovera: “Ma quand'è che la pianta di mettersi nei pasticci?”

“Shhh! Tu e il ragazzino cenate e poi andate a letto”.

“Sì e chi dorme?”

Fuori nel cortile, Marcello sta avvolto tra le braccia di Francesco. "Per un po’ di tempo non ci vedremo" – spiega l'uomo, stringendo a sé il ragazzo – "Ma tornerò e staremo sempre insieme". Marcello indossa una fascia nera sulla manica.

Da fuori campo, il prete chiama: “Andiamo Francesco!”

“Vengo!”

Francesco e il ragazzo si alzano in piedi per salutarsi. Mentre Francesco comincia ad allontanarsi, Marcello grida: "Papà!”

Francesco si volta indietro, mentre gli altri tre uomini vanno avanti.

“Forse avrai freddo. Me l'aveva data mamma”. Il ragazzo consegna a Francesco la sciarpa a quadri di Pina.

Francesco gli accarezza i capelli e se ne va.

A questo punto gli altri sono già in strada. Improvvisamente due macchine nere si fermano accanto al marciapiede. Uomini in trench e soldati tedeschi armati emergono gridando: "Alt!” "Mani in alto!" "Nessuno si muova!" Forzano gli uomini a entrare nelle macchine.

Vedendo quello che sta succedendo, Francesco si reinfila nel vicolo. Le macchine vanno via, dirette verso via Tasso: il quartier generale della Gestapo.

Con Ingrid che lo guarda, il Maggiore parla al telefono. Riattacca e le dice: "Le informazioni erano esatte!" Lei sorride. "Ben fatto!"

Le mette qualcosa nel palmo della mano aperta.

Ingrid entra nel salotto di là, dove Marina siede accanto a un tavolo ingombro di bottiglie di liquore. "Le informazioni erano esatte" – dice, accarezzandole i capelli – "Brava!”

Da un baule sul fondo della stanza, Ingrid tira fuori una pelliccia. La mostra a Marina. "Ti piace? Provala! Su, cara!" Aiuta Marina a mettersi la pelliccia.

"Magnifica!" dice Ingrid, guidando Marina verso uno specchio a muro. "Guardati, Marina!" Mentre Ingrid le sistema i capelli, la giovane donna si studia allo specchio.

"Lo hanno arrestato?" chiede.

"Sì". Ingrid abbraccia la sua informatrice.

"E che cosa gli faranno?"

"Niente di male".

Ingrid posa la testa affettuosamente contro quella di Marina mentre si guardano allo specchio. "Abbiamo bisogno di certe informazioni" – spiega – "Appena le avrà date, lo lasceremo libero".

Marina volta le spalle allo specchio. "E se lui non volesse?”

"Non ti preoccupare. Parlerà".

Afferrando il mento di Marina, Ingrid le gira la testa finché non sono faccia a faccia. "Lo ami?"

"Io? Io non amo nessuno". Marina si allontana.

Si siede di nuovo, chiaramente angosciata.

Ingrid si appoggia sul bracciolo della poltrona, chinandosi. "Perché sei così cattiva con me questa sera?"

Con una smorfia, Marina si allontana: "Lasciami andare via!"

Ma Ingrid la spinge giù. "No! Tu resterai qui, vicino me". Si mette la mano in tasca per prendere la droga.

“No, non voglio! Non voglio più! Lasciami andare via!” – Marina singhiozza – "Che cosa ho fatto? Che cosa ho fatto?"

Gli uomini arrestati vengono fatti marciare verso la loro cella. Lungo la strada, vedono un uomo trascinato privo di sensi lungo un corridoio.

Un soldato spinge il prete in una stanza con una forza tale da farlo cadere. I suoi occhiali volano via e si rompono.

Mentre gli altri lo aiutano ad alzarsi, Manfredi dice: "È stato tutto per colpa mia. Mi devono aver pedinato".

"Io credo il contrario" – risponde il prete – "Dev'essere molto tempo che mi spiano". Dice all'austriaco: "Non avrei dovuto farvi venire da me". 

"State zitti!" – avverte il disertore – "Le mura ci ascoltano!"

“Sentano pure! Per quello che abbiamo da dirci...” – commenta Manfredi – “Vero, Don Pietro?”

“Certo. Non abbiamo niente da dire”.

Un urlo penetrante di agonia dall'esterno fa scattare il terrore nell'austriaco, che dice: "Avete sentito? Anche noi grideremo così!” Appoggia le mani contro il muro della cella in preda alla disperazione.

"Calma", dice il prete, e mette una mano sulla schiena dell'uomo per confortarlo.

Un soldato consegna un piccolo pacchetto a Bergmann, dicendo: "Questo è stato trovato nella residenza del prete, signore. E questi sono i documenti dei prigionieri, tutti falsificati".

Il soldato sbatte i tacchi e se ne va.

Il disertore austriaco cammina per la cella. "Non avete paura voi?" chiede, guardando Manfredi, che è seduto per terra.

"Sì, ho molta paura, ma mi sento anche tanto tranquillo".

Alza lo sguardo verso il prete. "È strano, vero? Eppure non so perché, ma io..."

"Ti capisco”.

"Ma voi siete dei pazzi! Ascoltatemi!" Si inginocchia e mette la mano sul braccio di Manfredi. "Voi avete certamente qualche cosa da nascondere. Delle vite umane dipendono dal vostro silenzio. Credete di poter resistere alle loro torture? Ma voi non sapete! Loro fanno diventare vigliacchi anche gli eroi!"

Manfredi risponde con calma: "Non siamo degli eroi. Però mai sapranno qualche cosa. Ve lo assicuro”.

Bergmann chiede: "Che ore sono?”

"8:30, signore", risponde un soldato, mentre accende la sigaretta di Bergmann. C’è anche Ingrid, in piedi di fronte a una mappa dell'Europa.

Il Maggiore si lamenta: "Questi uomini devono parlare prima che finisca il coprifuoco al mattino! I ribelli non devono sapere del loro arresto. Abbiamo dieci ore".

Nella cella buia, Manfredi si avvicina al prete. "Senta, Don Pietro... Io non so se resteremo ancora molto insieme o se avremo occasione di rivederci. Ma io la voglio ringraziare per tutto quello che ha fatto per me e per noi. No, mi lasci dire… Bisogna che io le dica la verità. Io non sono quello che lei crede… Io sono…"

L'austriaco interrompe. "Sentite! Vengono! Vi scongiuro, non mi tradite!"

Ma loro portano via Manfredi per primo.

Bergmann sta fumando alla sua scrivania e esaminando i documenti quando bussano alla porta. "Krammer, spegni la luce", dice, e inclina la lampada della scrivania verso la sedia di fronte a lui. Poi grida: "Entrate!”

Manfredi viene scortato alla sedia e si siede, il bagliore della lampada nei suoi occhi.

Il Maggiore comincia a interrogarlo, ma Manfredi afferma di essere un commerciante pugliese, quindi il tedesco lo ferma e dice: "Se io avessi del tempo da perdere mi divertirei molto a parlare con lei del suo commercio, ma purtroppo ho molta premura e ho della stima per lei, le farò perciò una proposta. Io so tutto di lei: il suo vero nome, la sua attività politica passata. In quanto alla presente, io so dai miei informatori che lei è uno dei capi della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale.* Io ho assoluto urgente bisogno di conoscere nei suoi dettagli questa organizzazione e lei è l'uomo più adatto per farmelo sapere".

*Il Comitato di Liberazione Nazionale è l'organizzazione ombrello della resistenza contro l'occupazione tedesca dell'Italia.

"Lei ha detto che sa chi sono, che conosce la mia attività passata e quella presente… E allora perché mi fa questa proposta? Perché crede che io possa diventare una spia?”

“Sono spiacente di veder rifiutare una proposta così ragionevole. Sono certo che però prima dell'alba ci metteremo d'accordo”. Al soldato in attesa ordina: "Krammer, portalo via".

Krammer lo porta in una stanza adiacente, dove lo attendono due robusti soldati delle SS.

Lo tirano violentemente nella stanza e Krammer chiude la porta.

FINE PARTE XI

ENGLISH TRANSLATION

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GLOSSARIO

  • adiacente (e/i) – adjacent

  • il bagliore (e/i) – the glare

  • un baule (e/i) – a trunk

  • il bracciolo (o/i) – the arm (of a chair)

  • ti capisco (capire) – I feel the same way

  • esaminando (esaminare) – looking over

  • una fascia (ia/e) – a band, strip

  • si inginocchia (inginocchiarsi) – he kneels

  • ingombro (o/a/i/e) – cluttered, filled

  • il marciapiede (e/i) – the curb

  • il mento (o/i) – the chin

  • i pasticci (io/i) – the problems, troubles

  • pedinato (pedinare) – tailed, followed (past participle)

  • una pelliccia (ia/e) – a fur coat

  • la poltrona (a/e) – the armchair

  • posa (posare) – she lays, puts, sets

  • in preda a – in the grip of

  • premura (a/e) – hurry, haste

  • il quartier (e/i) generale (e/i) – the headquarters

  • si reinfila (reinfilarsi) – he ducks back, goes back (into)

  • robusti (o/a/i/e) – brawny

  • il salotto (o/i) – the sitting room

  • sbatte (sbattere) – click, bang

  • fa (fare) scattare – it triggers, sparks

  • scherza (scherzare) – he jokes

  • scongiuro (scongiurare) – I beg, implore

  • scortato (scortare) – escorted (past participle)

  • una smorfia (ia/ie) – a grimace

  • spiano (spiare) – they spy, watch

  • una spia (ia/ie) – an informer, a snitch

  • i tacchi (cco/cchi) – the heels

  • tira (tirare) fuori – she takes out

  • tradite! (tradire) – betray! (imperative)