Risate di Gioia (The Passionate Thief), Parte I

Regia: Mario Monicelli (1960)

Sceneggiatura: Suso Cecchi D'Amico, Agenore Incrocci (Age) & Furio Scarpelli

Storia: Alberto Moravia

Fotografia: Leonida Barboni

ENGLISH TRANSLATION

Una grande massa di palloncini viene rilasciata dal soffitto. La macchina da presa guarda mentre cadono. Siamo in una sala da ballo. La macchina da presa fa una panoramica frenetica sulla pista da ballo mentre i ballerini, giocando, colpiscono i palloncini. Il titolo del film appare sullo schermo: "Risate di Gioia".

La macchina da presa fa una panoramica fino alla strada. È notte: insegne al neon e luci provenienti da finestre lontane punteggiano l'oscurità. La festa è nell'aria. È la vigilia di Capodanno! Al suono di una vivace musica orchestrale, la macchina da presa ci dà altri scorci della città mentre i nomi del cast del film vengono mostrati nella parte inferiore dello schermo, a partire dalla Magnani* e Totò. I caratteri bianchi e luminosi – tutti maiuscoli – imitano l'intensità delle luci al neon nella strada.

Finalmente il nome del regista – Mario Monicelli – appare su uno sfondo di stelle cadenti al neon e di vibranti insegne verticali di locali notturni.

*Questo è il modo degli italiani di riferirsi alle loro grandi star femminili del cinema e ad altre celebrità.

In un'altra strada, un uomo su uno scooter urla verso un balcone: “Alfredo! Alfredo!"

In risposta, una donna esce e grida: "Eccolo! Eccolo! Adesso scende!" Vediamo la sua sagoma scura nella parte anteriore dell’inquadratura.

All'interno dell'appartamento sentiamo bambini urlanti che giocano a cowboy e indiani. Un uomo alto in giacca e cravatta scure sta aspettando. È suo marito Alfredo (Mac Ronay). Lei gli dice: "C’è Moretti". 

Sta preparando la cena di Alfredo, impacchettandola con attenzione. Sarà anche la vigilia di Capodanno, ma alcune persone devono lavorare! Gli porge il pacchetto, dicendo: “Ti ho preparato due o tre lenticchiette. Non le mangiare prima di mezzanotte sennò ti portano poca fortuna! Poi ti ho preparato anche un po’ di vino e un arancetto”.

Alfredo si mette il berretto e il cappotto da conducente. Lavora nella metropolitana. 

Dietro Alfredo, una bambina viene legata con una corda. Il suo carceriere – suo fratello – indossa una fascia con una piuma che sporge. Quindi gli indiani stanno vincendo. La notte – e questo film – sono appena iniziati, ma sembra già una follia.

"Come ti senti?" gli chiede la moglie.

"Come vuoi che mi senta?" risponde Alfredo. Ha un modo peculiare di parlare, alto e gorgheggiante.

Piuma tra i capelli, il ragazzino chiede: "Papà, rompiamo il salvadanaio?"

"Rompetelo voi, a mezzanotte, quando finisce l'anno", risponde Alfredo, con la sua strana voce acuta.

Mentre cammina verso la porta, vediamo sua suocera (Elena Fabrizi), vestita di nero e seduta vicino al tavolo. "No" – dice lei – "Non aspettiamo la mezzanotte alzati".

"Perchè no?" protesta lui. "Non fate gli stupidi! Celebratelo senza di me”.

Quando arriva alla porta, sua moglie lo chiama: “Alfredo! Alfre’! La borsa!” Lui si volta indietro. Lei gli dice: "No, senza di te non celebriamo niente. Figurati, mentre sei sottoterra... " Fa una piccola risatina e spiega: "Voglio dire ‘in metropolitana’. Beviamo un goccetto di brodo caldo e poi tutti a letto!" Si gira di nuovo verso la stanza e chiede conferma: "Vero, bambini? Tutti a letto!”

"Celebriamo domani, quando ci sei tu". Gli passa la sua borsa e gli dice buonanotte.

"Ciao", risponde lui. Sorridendo e tenendo la sua borsa, fa un piccolo gesto di saluto. 

"Ciao. E Buon Anno!” dice lei tristemente, guardandolo andarsene. Il direttore della fotografia ha diviso l’inquadratura in sezioni verticali, ognuna con la propria struttura e storia. A destra, due padelle nere sono appese al muro della cucina, come strumenti musicali.

Nel momento in cui la porta si chiude, lei gira la testa e si mette in azione: "Mamma, togli lo zampone* dal fuoco!"

"Sì, sì!"

"Assuntina, vai giù al bar e telefona a zio Francesco, zio Pasquale e zia Cesira”. La bambina, ancora legata con la corda, saltella come meglio può per seguire le istruzioni, mentre sua madre prende un panettone e una bracciata di altre cose fuori da un armadietto.

*Lo zampone è uno dei piatti tradizionali del capodanno italiano: una zampa di maiale ripiena di carne di maiale macinata. Solitamente è servito con contorno di lenticchie.

Continua vivacemente: "Dì loro che li stiamo aspettando e di portare il capitone". Quindi dice a suo figlio: "Tu, rompi il salvadanaio, così potrai giocare a tombola e a carte".

Sua madre porta lo zampone su un grande piatto bianco: “Senti che profumo! Mmmm. Quanto è buono! Povero Alfredo!” Sul tavolo è apparsa una bottiglia di vino. I piatti sono impilati per la festa.

"Beh, occhio non vede, cuore non duole".

In un’inquadratura esterna, fuori dal teatro Brasil, vediamo una donna sotto un ombrello nero. Un grande bagliore di luce viene riflesso dalla strada bagnata.

Un uomo che indossa un fedora e un trench (Alberto De Amicis) corre in una lavanderia a secco e affronta l'uomo che lavora lì, chiedendo in tono accusatorio, "Colombini, hai fatto il conto?"

Colombini (Peppino De Martino), composto e calvo, risponde: "Che conto?"

"Ci ho pensato mentre aspettavo il filobus: quanti siamo a cena?"

"Beh, facile" – risponde Colombini e inizia a contare – "Io, tu..."

Tra loro due, contando sulle dita, dicono i nomi. Sullo sfondo, i dipendenti stanno lavorando. Colombini sta arrivando alla fine: "Giovanni, Pennellone e Neri". È allora che si rende conto: "Tredici!”

"Eh già! La cena dell’ultimo dell’anno in tredici!” Poi l’uomo imita l’amico per accusarlo: “'Ci penso io! Organizzo io!’ Un fesso come te non può organizzare!"

Colombini si difende, parlando eloquentemente con le mani. “Beh, mi sono sbagliato! Perfino i preti commettono errori, no?"

Impazientemente il suo amico dice: "Allora, dimmi che facciamo".

Colombini dice: "Rimediamo in qualche modo. Troveremo un'anima buona che viene a fare il quattordicesimo".

Con i suoi gesti, l'uomo protesta: “A quest'ora? Sono le otto passate, chi vuoi trovare?"

Disperati, invitano un dipendente, ma lui li respinge e se ne va.

Quindi, con uno sguardo di trionfo, Colombini dice: “Mi viene un'idea. Se chiamiamo Tortorella?"

"E chi è?"

“Come ‘chi è’? Tortorella! Gioia, no? Quella è sempre vigile, sempre disponibile. Vado a telefonare a Mimì che la vede a Cinecittà”.

“Ma dille di portare la sua quota! Io non sborso un centesimo!"

Taglio agli studi di Cinecittà, dove si sta girando un'epica religiosa. La macchina da presa fa una panoramica tra una folla di antichi romani, alcuni in catene

Sollevano le braccia e gridano in coro: "È un miracolo! Un miracolo!"

Ed ecco Gioia (Anna Magnani), davanti, con indosso una tunica scura e un'enorme parrucca nera. A bocca aperta, sta gridando a squarciagola. Sarà anche solo una comparsa, ma sta dando tutto ciò che ha.

Il regista urla "Stop!"

Mentre urla le indicazioni, Gioia brontola: "Queste maledette scarpe!"

Il regista ordina: “Pediconi, togli il terzo da sinistra! Ti pare che abbia la faccia da miracolato?"

"Io?" chiede incredulo un uomo a petto nudo, in catene. Ha la corporatura di un pugile fuori forma.

“Ha ragione il dottore. Questa è una scena mistica”, commenta Gioia con la comparsa accanto a lei. Quindi si rivolge direttamente al regista, indicando l’uomo: "Questo è pure ammonito, dottore!"

L'uomo le risponde indignato: “Tortorella, ti ammonisco io! Se non ti fai i fatti tuoi un giorno o l’altro ti dò un cazzotto in testa!" Lei gli fa un gesto sprezzante e lui la spinge per assicurarsi che lei abbia capito.

Pediconi – che è l’aiuto regista – dice all'uomo: "Dai, dai, stai zitto! Ha ragione Tortorella”. 

"Sì, ha sempre ragione!" protesta l'uomo, ritirandosi.

Mentre il regista e le comparse guardano, Pediconi aggiunge: “E tutti voi fate come Tortorella che ce la mette tutta! In piedi! Pronti!"

Ma Gioia non ha finito di dare i suoi suggerimenti: "Ma le mani quello deve tenerle a posto!" Pediconi la ignora; passa indifferente senza nemmeno uno sguardo nella sua direzione.

Nel sua sedia alta, il regista batte le mani ed esclama: "Forza, che è tardi! Dopo questa inquadratura, andremo tutti a casa a bere lo spumante. Pronti allora? Attenti agli orologi da polso! Pronti?" Non sarebbe bello far apparire l’occasionale orologio del XX secolo in questa epica romana.

Guardando l'operatore della macchina da presa, ordina: "Motore! Ciak!” L'uomo che tiene in mano il ciak urla "Centoventisette, terza*!"

*Questo è il terzo ciak – la terza volta che girano la 127ma scena.

Il regista urla "Azione!" Qui è dove siamo entrati: gli antichi romani alzano le mani e gridano: "Miracolo! Miracolo!” Vediamo la giraffa e la macchina da presa che fa una panoramica. Alla fine, il regista dice: "Stop! Va bene! Ci vediamo domani”.

Urlando: “Buonanotte a tutti. Felice Anno Nuovo!” Gioia si strappa la parrucca e corre via dal set.

E lei non è l'unica; è una scena di folla mentre le comparse si precipitano nella zona spogliatoi per consegnare i loro costumi e cambiarsi i vestiti.

"Calma! Fermatevi!” urlano i responsabili, agitando le braccia. Ma la folla li supera.

Gioia va a consegnare il suo costume. "Tutto qui", dice a Mimì (Gina Rovere), la donna che lavora nel reparto costumi. "Non ho preso i sandali. La tunica mi arrivava fino a giù”. Non riesce a raggiungere la cerniera dietro la gonna, quindi si gira: "Dammi una mano!"

“Hai fretta?” chiede Mimì.

"Perdo il tram".

"Porca miseria!" mormora Mimì. Sta avendo problemi con la cerniera.

"Sono ingrassata", spiega Gioia.

"Credo di sì…"

Alla fine, chiusa la cerniera, Gioia si avvicina e prende il pettine.

"A proposito, cosa fai stasera?" le chiede Mimì.

"Che faccio?" Gioia deve pensare per un minuto. "Ho un impegno con coso... come si chiama?", risponde mentre si pettina i capelli.

"Chi?"

"Con… Poi ho un altro mezzo impegno..." Chiude gli occhi e stringe il pettine in mano, cercando di trovare la risposta. Vediamo il suo viso allo specchio, mentre fatica a trovare la risposta. “Mica ho deciso niente, sai?", conclude.

"Tu stai sempre col ragioniere?"

"Con chi? Capecchi? È finita, non era il mio tipo veramente”. Abbottonandosi il cappotto, Gioia si gira e dà una risposta più completa: "Sua moglie lo ha beccato e lo ha fatto nero!" Ride senza misura, la bocca spalancata.

Poi, improvvisamente solenne, chiede: "Dimmi, perché mi hai detto ‘che fai stasera’?"

"Beh, così..."

"Perché? Dillo!"

"Volevo chiederti di venire con noi".

"Con voi chi?"

una bella comitiva”. Quindi, contando sulle dita, Mimì snocciola i nomi, proprio come aveva fatto Colombini nella scena precedente.

"Ma se hai altri impegni..." Non vuole insultare Gioia insinuando che potrebbe non avere piani.

Gioia la interrompe. “Ma io disdico! Scusa", si scusa per averla interrotta.

"Ma hai da vestirti bene?"

“Ho un bel vestito da sera, me lo sono comprato per la prima di quel film, come si chiama...? Notte al Grand Hotel! Te lo ricordi? Che bello, eh?" Il suo viso è illuminato in modo da enfatizzare i suoi occhi, intensi ed espressivi.

“E sopra cosa ci metti?” Chiede Mimì.

"Oh, certi Renard che nemmeno te li sogni!” dice con un urlo.

“Va bene, allora. Incontriamoci alle dieci alla Fontana dell'Esedra, va bene?"

Gioia allunga una mano per prendere la sua pelliccia da uno scaffale e scatena una grande nuvola di polvere. È questo un segno di come andrà la serata...?

"Guarda se non si dovrebbe ammazarli. Guarda come hanno ridotto una pelliccia nuova!" Scuote la polvere.

“Cosa vuoi farci?” Mimì aiuta Gioia a vestirsi mentre confermano i piani per la serata. Quindi aggiunge un dettaglio finale: "Intendiamoci, tra una cosa e l'altra sono ottomila lire a persona". Questo sembra scioccare Gioia.

"Beh, è gente fine", spiega Mimì.

Gioia va e si pettina di nuovo i capelli. Dice: "Ho una mezza idea per me stasera".

"Dimmi. Vai avanti!"

"Mi voglio fare la testa... no, non ti dico niente!"

“Anno nuovo, vita nuova!” esclama Gioia. Ancora una volta, la luce raccoglie ogni rapida espressione sul suo viso; sembra pienamente viva e assolutamente presente nel momento.

"Brava! Può darsi pure che stasera incontri l’uomo che fa per te!"

"Se solo passasse l’angioletto e dicesse ‘amen’, cocca mia!"

Scappa, abbassandosi sotto alcune catene di scena che pendono dal soffitto.

FINE PARTE I

ENGLISH TRANSLATION

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GLOSSARIO

  • acuta (o/a/i/e) – high-pitched

  • ammonito (ammonire) – in trouble with the police (past participle as adjective)

  • l’angioletto (o/i) – the guardian angel 

  • appese (appendere) – hanging, hung (past participle as adjective)

  • un bagliore (e/i) – a glare of light

  • batte (battere) le mani – he claps his hands

  • ha beccato (beccare) – he caught

  • una bracciata (a/e) – armful 

  • brodo (o/i) – broth

  • brontola (brontolare) – she mutters

  • calvo (o/a/i/e) – bald

  • il capitone (e/i) – large eel

  • i caratteri (e/i) – the lettering 

  • catene (a/e) – chains

  • un cazzotto (o/i) – a slug, a punch

  • la cerniera (a/e) – the zipper

  • ciak! – clapperboard! (The slate identifies the beginning and end of each scene and take.)

  • cocca (cco/cca/cchi/cche) – darling

  • una comitiva (a/e) – a group of people

  • una comparsa (a/e) – an extra, background actor

  • conducente (e/i) – conductor

  • consegnare – to turn in, hand in

  • la corporatura (a/e) – the build

  • coso (o/a/i/e) – what’s-his-name

  • il direttore (e/i) della fotografia – the cinematographer

  • disdico (disdire) – I cancel, call off

  • il dottore (e/i) – the doctor, used here as a term of respect for an authority

  • fa (fare) una panoramica – it pans (cinematic term: stationary camera rotates, normally across a horizontal area)

  • ti fai (fare) i fatti tuoi – mind your own business

  • una fascia (ia/e) – a headband 

  • fatica (faticare) – she struggles

  • ha fatto (fare) nero – she made [someone] black and blue

  • un fesso (o/a/i/e) – an idiot

  • il filobus (no change) – the trolley

  • fine (e/i) – classy

  • fuori forma – out-of-shape

  • già! – exactly!

  • la giraffa (a/e) – the boom (a long pole with a microphone at the end of it)

  • si sta girando (girare) – it is being shot (cinematic term)

  • un goccetto (o/i) – a drop

  • gorgheggiante (e/i) – warbling

  • un’inquadratura (a/e) – a (cinematic) shot

  • intendiamoci! (intendersi) – mind you!, understand!

  • locali (e/i) notturni (o/i) – nightspots

  • la macchina (a/e) da presa – the movie camera

  • maiale (e/i) – pork

  • miracolato (o/a/i/e) – a person who has witnessed or been healed by a miracle

  • misura – restraint

  • motore! – action! (What the director says to tell the camera operator to start filming again.)

  • “occhio non vede, cuore non duole” – “what he doesn’t know won’t hurt him”

  • padelle (a/e) – pans

  • palloncini (o/i) – balloons 

  • una parrucca (cca/cche) – a wig

  • ci penso io (pensarci) – I’ll take care of it

  • porge (porgere) – she hands [something to someone]

  • la prima (a/e) – the opening (of a film)

  • un pugile (e/i) – a boxer

  • punteggiano (punteggiare) – they puncture 

  • il reparto (o/i) costumi – the wardrobe department

  • i responsabili (e/i) – the people in charge

  • rilasciata (rilasciare) – released (past participle)

  • la sagoma (a/e) – form, outline

  • il salvadanaio (aio/ai) – the piggy bank

  • sborso (sborsare) – I shell out, cough up (money)

  • uno scaffale (e/i) – a shelf

  • scatena (scatenare) – she lets loose

  • di scena – prop (cinematic term)

  • scorci (cio/ci) – glimpses

  • sempre – still

  • snocciola (snocciolare) – she rattles off

  • il soffitto (o/i) – the ceiling

  • solenne (e/i) – solemn

  • spalancata (spalancare) – wide open (past participle as adjective)

  • spogliatoio (io/i) – the changing area

  • sporge (sporgere) – it sticks out 

  • sprezzante (e/i) – dismissive

  • lo spumante (e/i) – bubbly, champagne

  • a squarciagola – at the top of her lungs

  • si strappa (strapparsi) – she tears off (herself)

  • suocera (a/e) – mother-in-law

  • la testa (a/e) – hair

  • la vigilia (ia/ie) di Capodanno – New Year’s Eve

  • una zampa (a/e) – a trotter