Risate di Gioia (The Passionate Thief), Parte V

Regia: Mario Monicelli (1960)

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Nell'oscurità del quartiere EUR, la sala da ballo appare come un fascio di luce orizzontale. In tutto l'edificio, figure in festa con cappelli festosi si muovono a tempo di musica. Lanciano in aria stelle filanti, verso globi luccicanti sospesi dal soffitto.

Da un bel po' Lello è in cerca di prede, tentando con scarso successo di fare il proprio lavoro. Controvoglia, Umberto lo segue a distanza, in attesa di un segnale.

Gioia arriva sul retro di una moto. Il guidatore annuncia: "Signora, siamo arrivati!" È un amico del conducente della metropolitana.

"Un momento" – mormora Gioia – "mi scongelo!" È piegata sopra di lui, per riscaldarsi. Per un momento, sembra essere congelata sul posto. Ha dei giornali infilati nel suo vestito come isolamento, ma non possono aver aiutato molto. Lei comincia a tremare in modo incontrollabile. Notiamo che non tiene più in mano la bottiglia di champagne.

Vediamo Lello e Umberto che escono dalla sala da ballo. Con la parete di vetro come sfondo, scendono una rampa di scale di pietra, oltre colonne monumentali. Come sempre Lello stringe il braccio di Umberto per impedirgli di fuggire.

Intravedono Gioia.

È nel parcheggio, sta tirando fuori fogli di giornale dai suoi vestiti.

Lello le dice: "Signora! È sparita! Avevamo sbagliato metropolitana”. 

"Lo so!" risponde lei mestamente.

Umberto coglie l'occasione per scappare. Corre attraversando la strada bagnata e arriva di fronte a un gigantesco palazzo, dove due finestre accostate brillano come gli occhi di una creatura notturna. Su un balcone, alcuni individui fanno esplodere fuochi d’artificio.

Umberto si siede su una panchina di fronte; finalmente è libero.

Ma poi Lello arriva correndo.

Gesticolando con una mano, Lello chiede: "Allora, sei contento?"

"Rieccolo!"

“Mi hai rovinato la serata! Allora dimmi: sei contento?”

"Io?"

"Sì! Tu e quella disgraziata. Ho capito perchè ti chiamano ‘Infortunio’. Porti una scalogna fottutissima!"

Offeso, Umberto si alza in piedi. “Sì, io porto scalogna! Sono scalognato!” risponde, gesticolando ampiamente con il dito. “Dove passo io non cresce nemmeno un filo d’erba. Sono come Attila!”

Infuriato, Lello afferra Umberto e gli agita un dito davanti alla faccia. "Io ti gonfio!"

"Lasciami andare!"

"Io ti ammazzo!"

Proprio in quel momento arriva Gioia e dice con leggerezza: “Giovanotti! Che c’entra che vi litigate? Perché siete scappati? Calma, ragazzi. È ancora presto. Che vogliamo fare di bello, Lello?”

Umberto – pollice e indice insieme nel gesto italiano per ‘fine della discussione’ – dice con impazienza: "Tortore’, a mezzanotte passa il notturno che ti porta proprio a casa!"

Posizionando la mano con il guanto nero accanto alla bocca come se stesse parlando in privato, Gioia dice ad alta voce: “Umberto, vattene. Ci hai stufato”. Quindi si gira verso Lello e chiede: "Allora, cosa vogliamo fare?"

Senza dire niente, Lello alza le mani e si sporge verso Gioia per strangolarla. Umberto fa un salto per salvarla, proprio quando un botto assordante dall'alto li blocca tutti e tre.

Alzano lo sguardo verso la fonte del suono e la macchina da presa fa una panoramica verso l’alto, seguendo il loro sguardo. Sul balcone del palazzo, persone vestite elegantemente hanno iniziato ad accendere fuochi d'artificio.

Dopo una rapida discesa, uno colpisce Gioia, che salta tra le braccia di Lello, urlando: "Vado a fuoco!"

Umberto si rivolge al balcone e grida: “Delinquenti! Assassini! Criminali!”

Le persone sul balcone si ritirano, lasciando dietro di loro nuvole di fumo.

Quindi parla Umberto. "Io ho un'idea”.

"Sì, avrei l’idea di spaccare loro il grugno!" suggerisce Gioia.

"Io ho un'idea! È come se tu avessi vinto alla lotteria. Stammi a sentire! Vieni qua...” Le sussurra qualcosa.

Due uomini arrivano correndo attraverso un cancello in ferro battuto e guardano i nostri tre protagonisti da una veranda decorata.

Gioia cade tra le braccia di Lello urlando: "Oddio! Il timpano!”

Umberto fa notare ai suoi amici: "Articolo 117, danno a terzi!"

Gioia, l'attrice, continua a gridare: “Il mio timpano! Il mio timpano!”

Umberto si rivolge ora agli uomini sul balcone. “Pelliccia bruciata, timpano offeso. Danni gravissimi! Desidero le vostre generalità per incaricare il mio avvocato di regolare la questione".

Dietro di lui, Gioia continua il suo melodramma, mentre Lello la abbraccia e le dà una pacca sulla testa, simulando orrore per le sue ferite.

Con un accento straniero, un uomo in smoking si sporge e dice: “Terribilmente spiacente. Meglio vedere subito ferite e danno".

Umberto si gira verso il suo pubblico di due persone, molto soddisfatto della propria esibizione.

Gli uomini sul balcone conferiscono. Non vedendo una pronta risoluzione, Lello ha un'idea migliore, più in linea con la sua particolare competenza. Lascia cadere Gioia con un tonfo.

"Le dispiace, professore?" dice a Umberto, dimostrando rispetto per la presunta competenza del suo compagno, e poi a Gioia: "Perdonami, cara".

Voltandosi verso i signori, dice: “Io credo che lo scoppio l'abbia soltanto un poco assordata e nient’altro. Giusto, cara?”

"Cosa dici, caro?"

“Quello che ci vuole è che la signora beva qualcosa per rimettersi. I signori saranno certo felici di offrirle un bicchierino di cognac e le loro scuse".

Umberto mormora a Gioia di ignorare Lello, che a sua volta le dice di ignorare Umberto. Borbottano silenziosamente avanti e indietro mentre i signori sul balcone conferiscono a loro volta.

Alla fine, un uomo dai capelli bianchi in cravatta bianca dice a Umberto: "Allora, signor professore, se vuole portare la sua signora a casa mia..."

Gioia dichiara immediatamente che non è la moglie di Umberto. Lello chiarisce di essere lui il marito. Questa è una bugia con cui lei può convivere! Umberto allora si trascina un po' dietro di loro mentre camminano a braccetto. Salendo i gradini dell'ingresso, Lello sorride perché questo è proprio il tipo di posto dove può esercitare il suo mestiere. Gioia sorride perché può recitare il ruolo della moglie di Lello per la serata. Solo il povero Umberto aggrotta la fronte, sapendo che dovrà assistere mentre Lello spenna in silenzio gli ospiti alla festa.

Nell’entrata, delle statue di marmo si trovano dentro le nicchie nella parete e un lampadario di vetro brilla. Una coppia anziana appare in cima alle scale. La donna indossa una tiara. In tedesco, l'uomo le dice: "Vieni qui per favore. È successo qualcosa, ma nulla di grave”. Indica il nostro trio, che sembra un po’ in soggezione. "Abbiamo invitato queste persone".

Gioia mormora: "Ha una corona! Deve essere un'ex regina!”

Scendendo le scale, l'uomo li saluta, dicendo a Gioia in un italiano con accento tedesco: "Spero che non si sia fatta male".

Li conduce su a incontrare sua moglie. Umberto inclina la testa sobriamente in un piccolo inchino. Gioia, pensando che la donna debba essere una reale, fa una riverenza.

L'uomo li accompagna in una grande stanza con un lampadario ancora più decorato, dove suona una musica tranquilla. Un cameriere in abbigliamento formale offre un vassoio con bicchieri di champagne e Umberto ne prende due. Al buffet con Gioia, Lello esamina i presenti. Sembra molto contento.

Lello e Gioia alzano i bicchieri in un brindisi senza parole, guardandosi negli occhi.

"Perché hai detto che sono tua moglie?" – chiede Gioia – "C'è un po’ di differenza di età. Potrei essere la tua sorella maggiore".

“Ma quale sorella? Non diciamo fesserie".

Uno dei padroni di casa arriva con una proposta: "Vuole vendicarsi del fuoco cattivo accendendo tutti i grandi bengala?"

"Oh sì!" risponde Gioia. A Lello dice: "Metti la mia borsa da qualche parte, tanto qui non la ruba nessuno. Non credo che ci siano ladri”. Ride all'idea stessa.

Con Gioia che chiacchiera sullo sfondo mentre accende i razzi, vediamo Lello prendere la borsa, tastare brevemente la fibbia e depositarla sotto un candelabro.

Aggiustandosi i polsini, pronto all'azione, Lello sta per entrare nella folla di ospiti che fanno ‘oh’ ai razzi, quando Umberto lo prende per un braccio.

"Stammi a sentire!" – gli dice – “Sei entrato in questa casa, facendoti scudo di una signora che è una mia stimatissima amica. Stai attento, eh? E ricordati che questi sono tedeschi. E so io i guai che ho passato durante l’occupazione nazista".

Con un gesto, Lello lo liquida e inizia ad allontanarsi. Ma Umberto lo ferma di nuovo, dicendo: "Io ti denuncio! Basterebbe che io dicessi una parola a Tortorella e..."

Ma Lello ha il suo orgoglio professionale e il suo senso di responsabilità: "Ma che figura facciamo con gli amici quando sanno che siamo stati in una casa così senza prendere niente?"

"E chissenefrega?"

"Sai che ti dico? Sei una fottutissima carogna. Approfitti del fatto che io da solo non posso fare niente".

"Sì, me ne approfitto, va bene?" annuisce Umberto. Le luci si riaccendono.

Gioia tiene banco, descrivendo le sue esperienze nel teatro e il suo passaggio al cinema. Dal suo racconto, potrebbe essere una grande stella del cinema. Comincia a parlare di Lello e del grande attore che sarebbe. In effetti, lo proporrà al suo regista. Lello sorride, ma non dice nulla, aspettando che stia zitta.

Alla fine Umberto si intromette. Nel tentativo di distogliere l'attenzione da Lello, parla della sua carriera nel varietà, parla in un italiano da principianti in modo che i suoi ospiti capiscano. Ma Gioia lo interrompe. "Umberto, caro, ma cosa vuoi che interessi ai signori questa roba!"

"Pardon, fraulein!" risponde gentilmente lui, combinando francese e tedesco.

"Questa è roba da varietà, lascia stare!" Cambia bruscamente argomento: “Che bella casa! Tante luci! Non so, mi sembra di essere in Vaticano".

Si avvicina alla padrona di casa, che indossa la sua tiara, dicendo: "Mi viene anche una specie di emozione, signora, perché mi ricorda quando ho visto il Papa".

 Con voce tremante, la donna risponde con un italiano incerto: "Se lei volere vedere casa..."

"Possiamo?"

"Sì! Prego!"

"Grazie! Grazie tante! Grazie!" Lei fa un’altra riverenza impacciata.

Gioia prende il braccio di Lello e se ne vanno per vedere la casa, sotto gli occhi di un busto di marmo. Umberto segue non molto indietro.

Quando Gioia mormora: "Umberto, devi andartene un po' adesso", lui alza solo le spalle. Dopotutto, deve restare con Lello, o per assicurarsi che non si verifichino furti o per ricevere il bottino. E vuole proteggere la sua amica Tortorella, anche se lei non è gentile con lui.

Sembra che i busti senza braccia li guardino ovunque vadano. E, a quanto pare, Umberto li ha lasciati dopotutto.

Gioia chiede a Lello: "Ti piace la musica classica?"

"Tu lo sai cosa mi piace", risponde lui. Poi prende un portasigarette, lo scruta e lo rimette giù.

Mentre una musica crescente di violino suona in sottofondo, Gioia commenta: "Temo che tutto questo champagne a digiuno mi faccia girare la testa”.

"Io non ho bevuto quasi niente, però anche a me gira la testa”.

Mentre la musica da camera suona, loro bevono e flirtano, mentre Lello furtivamente fa un sopralluogo.

Gioia riflette: “Chi avrebbe mai immaginato di cominciare l'anno con un marito in una casa piena di principi! Mamma mia!" Lello prende un altro oggetto, lo rimette giù e se ne va, mentre Gioia dice: "Che buona idea hai avuto di farci invitare!"

Qualcosa dall'altra parte della stanza ha attirato l’attenzione di lui: una piccola statua. "Sai che un oggetto come questo vale un bel mucchio di bigliettoni da 10.000 lire?"

Lei concorda: "Certo! Guarda che roba! Che quadri!” Cammina per la stanza, indicando alla fine un ritratto sul muro: "Guarda questo, Lello!"

"No. È troppo ingombrante”. 

"Eh?"

In un'altra stanza, Lello nota una vetrinetta. "Ah, ecco qua" – dice – “La vera passione mia! Roba piccola e bella”. Tocca leggermente uno degli oggetti sugli scaffali di vetro.

Le piccole statue sembrano parte della conversazione, alcune osservano, altre guardano altrove.

"Oh, come ti capisco!" – risponde lei – “Piace tanto anche a me, sai. Proprio perché è inutile. In fondo, il vero signore si distingue per questo: la sua passione per le cose inutili”.

Lello ridacchia. "Sai, mica sei stupida. Ti voglio dire un’altra cosa...” Si sporge per baciarla.

"Che fai?!" esclama lei. "Come corri. Giovanotto, vediamo di tenere la testa a posto. Io non sono una di quelle che si fanno tante illusioni”. 

Mentre si trovano naso a naso, la macchina da presa si sposta verso il basso, fino allo scaffale degli oggetti su cui la mente – e le mani – di Lello sono effettivamente concentrate.

“Che discorsi fai? Mi piaci” – dice piano – "E anche io non ti sono indifferente. È Capodanno!" Lui le mette una mano sulla spalla e continua: “Perché non vieni a casa mia? Ci prendiamo una bella sbronza e domani mi dici come ti senti".

Sullo sfondo, vediamo un uomo alto scrutare verso di loro.

"Andiamo a ballare", dice Gioia, conducendo Lello in un'altra stanza ancora con un altro lampadario a candelabro. L'uomo alto li osserva discretamente mentre ballano.

FINE PARTE V

ENGLISH TRANSLATION

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GLOSSARIO

  • accendere – to light, set off

  • aggrotta (aggrottare) la fronte – he frowns

  • alza (alzare) le spalle – he shrugs

  • assordante (e/i) – deafening

  • i bengala (no change) – the flares

  • il bottino (o/i) – the loot

  • un botto (o/i) – a  bang

  • un cancello (o/i) – a gate

  • cappelli (o/i) festosi (o/i) – party hats

  • una carogna (a/e) – a bastard

  • in cerca di prede – on the prowl

  • chissenefrega – who gives a damn

  • controvoglia – unwillingly

  • cosa vuoi (volere) – what (do) you expect

  • a digiuno – empty stomach

  • che c’entra? (entrarci) – what’s the reason?

  • esamina (esaminare) – he surveys, checks out

  • esercitare il suo mestiere – to ply his trade

  • fanno (fare) ‘oh’ – they ooh and aah

  • fare il proprio lavoro – to ply his trade

  • un fascio (io/i) – a band

  • ferro battuto – wrought iron

  • la fibbia (ia/ie) – the clasp

  • fottutissima (o/a/i/e) – really, very fucking 

  • la fronte (e/i) – the forehead

  • le generalità (no change) – the personal information

  • gonfio (gonfiare) – I’ll mess up, beat up

  • il grugno (o/i) – the mug, face

  • impacciata (impacciare) – awkward (past participle as adjective)

  • incaricare – to delegate

  • infilati (infilare) – stuffed, tucked in (past participle as adjective)

  • intravedono (intravedere) they catch sight of 

  • isolamento (o/i) – insulation

  • un lampadario (io/i) – a chandelier 

  • marmo – marble 

  • mestamente – regretfully

  • il mestiere (e/i) – the profession, trade

  • la musica da camera – the chamber music 

  • le nicchie (ia/ie) – the niches

  • il notturno (o/i) – the night bus

  • oddio! – my God!

  • offeso (offendere) – injured

  • una panchina (a/e) – a bench

  • è piegata (piegare) – she’s leaned (past participle as adjective)

  • un bel po' – quite a while

  • pollice (e/i) – thumb

  • i polsini (o/i) – the cuffs

  • il racconto (o/i) – the account, (version of) story

  • regolare – to settle 

  • rimettersi –  to feel better

  • una riverenza (a/e) – a curtsy

  • una sbronza (a/e) – drunkenness, hangover

  • gli scaffali (e/i) – the shelves

  • una scalogna (gna/gne) – bad luck

  • mi scongelo (scongelarsi) – I thaw (myself), I’m thawing out

  • lo scoppio (io/i) – the blast

  • scudo (o/i) – shield

  • soggezione (e/i) – awe

  • un sopralluogo (go/ghi) – an inspection, survey

  • spaccare – to smash

  • spenna (spennare) – he fleeces, robs

  • stelle (a/e) filanti (e/i) – streamers

  • stimatissima (stimare) – very esteemed (past participle as adjective)

  • tastare – to finger, touch [something]

  • il tentativo (o/i) – the effort, attempt

  • terzi (o/i) third parties

  • tiene (tenere) banco – she holds court

  • il timpano (o/i) – the eardrum

  • un tonfo (o/i) – a thud

  • tremare – to shiver

  • un vassoio (oio/oi) – a tray

  • si verifichino (verificarsi) – to make sure

  • una vetrinetta (a/e) – a display case

  • zitta (o/a/i/a) – silent, shut up