Risate di Gioia (The Passionate Thief), Parte VII

Regia: Mario Monicelli (1960)

ENGLISH TRANSLATION

Mentre Gioia e Umberto escono dal palazzo, fianco a fianco, albeggia. Umberto si avvolge nello smoking per tenere alla larga il freddo. Gioia ha la pelliccia bianca avvolta intorno alle spalle.

Mentre scendono le scale, vediamo Lello sul marciapiede che si allontana a passo svelto. Un orologio mostra che sono quasi le sei e mezza. Tirandosi su il cappotto, Lello si gira a dare loro un’occhiata, ma continua a camminare.

La strada bagnata è disseminata di detriti dei festeggiamenti di Capodanno. Con gli occhi rivolti verso il basso, Lello dà un forte calcio a una lattina, che sferraglia rumorosamente. Dietro di lui, Gioia e Umberto sono stretti insieme mentre camminano, per condividere il calore.

Vedendo cos’ha fatto Lello, Gioia si china e prende una lattina. Gliela lancia, urlando "Bastardo!" Lo colpisce in piena testa e lui si piega per il dolore.

Chinandosi, prende qualcos'altro da rilanciarle, minacciando: "Io ti ammazzo!" Ma Umberto corre a proteggere Gioia, le braccia in aria.

Gesticolando ancora una volta con il suo guanto nero, Gioia istiga Lello: “Tiralo! Perché non lo tiri? Tu sei capace anche di colpire una donna. Tira!" Lei e Umberto si stanno avvicinando a Lello.

Alla fine Lello lancia via l'oggetto che cade in strada con fragore. Con la mano premuta sulle sue labbra, lui continua a camminare.

Gioia non è pentita: "Io sono una disgraziata ma di essere cacciata via in questa maniera non mi è mai successo".

"Tortorella..." dice Umberto, cercando di confortarla.

"Lasciami stare!" Lo spinge da parte e continua a rimproverare Lello. "Sai cosa ti dico? Se non ci sono andati i tedeschi ci vado io al commissariato!" Lello continua, ignorandola. "Perché non finisce qui!" lo sgrida.

Nell’inquadratura, Lello si profila in primo piano, con un'espressione dura sulla faccia. Dietro di lui a sinistra, Gioia e Umberto sono incorniciati e confinati in un canyon urbano, formato dalle mura di due edifici.

All'improvviso, Lello perde il controllo. Si gira e le grida: “Avanti! Vacci! Chi ti tiene?"

Stringendo le mani, Umberto dice ansiosamente: "Tortore’, io non credo che sia il caso".

Correndo in avanti, lei afferra il braccio di Lello per fermarlo, e poi si mette di fronte a lui. “Tu se volevi rubare, ruba! Ma dimmi perchè hai fatto quella commedia?” Vediamo la sua faccia indignata da sopra la spalla di lui.

“Perché hai messo in mezzo i sentimenti!? Dimmi perché sei così vigliacco?!” Ormai sta urlando.

"Mi senti bene?” – risponde lui – “Io ho detto sul serio quello che ti ho detto. E lo ripeto. Ma lui che è amico tuo avrebbe dovuto dirti: sto con un ladro, gira a largo. Perché è così! Sono un ladro. Sono un ladro e non me ne vergogno!"

Umberto è al limite dell’inquadratura, con la mano sulla mascella, turbato.

Lello si allontana e Gioia urla: "Ah! Te ne vanti pure?!"

"Certo!" Lello fa pieno uso del linguaggio delle sue mani. "È meglio la vita che fa lui che campa di infortuni e di cassa mutua? Eh?" Indica sopra la spalla di Gioia verso Umberto, che alza una mano come per respingere un colpo.

Lello continua, con disprezzo: “Io almeno qualche rischio lo corro! Quando avevo dieci anni mi infilavo in un campo e rubavo materiale Alleato. È così! È così! In famiglia ero l’unico che lavorava io!”

"Un bel lavoro facevi!" grida Gioia, la bocca spalancata, la mano nera alzata. 

"Che dovevo fare? Morire di fame come mio padre, che era un disgraziato come lui?" ribatte, indicando di nuovo Umberto.

Lello continua, la sua rabbia per anni di ingiustizia si riversa: "Ho cominciato da ragazzino e continuo a farlo perchè mica voglio fare la fine sua io!"

"La fine di tuo padre?" chiede Umberto speranzoso.

"No, la tua!"

"Ma perchè un uomo deve nascere in mezzo ai milioni e un altro in mezzo alle pulci?! Di chi è la colpa? Di chi è il merito?!" chiede Lello amaramente. 

"Avresti potuto trovare un lavoro", commenta Umberto.

"Ah, si, certo! 'Dovevo incollarmi alla pala!' Voi vecchi dite sempre la stessa cosa!”

Gioia rimane in silenzio, ma la sua espressione cambia: lo guarda con compassione.

"Ma chi sei tu?" Lello continua con la sua invettiva, contando sulle dita le cose che Umberto non è. "Non sei nessuno: né un ladro, né una persona per bene. Beh, io non sono come te e vi saluto!"

Lello si gira all’improvviso e si allontana, i suoi tacchi schioccano rumorosamente sul marciapiede bagnato. Mentre la sua figura si restringe sullo sfondo dell'inquadratura, Gioia si gira molto lentamente per affrontare Umberto. Lo fissa duramente per un momento, senza dire nulla.

All'improvviso, lo schiaffeggia con tutta la sua forza. Il suono del colpo è sorprendente.

Umberto porta la mano sul viso ferito. "Che c'è?!"

"C’è che ha ragione! C'è che è vero!" Solleva un guanto nero in un gesto impaziente. "Che è pure colpa nostra. È colpa della generazione tua, di persone come te, se ci sono così tanti giovani che stanno così male. Tu non hai mai pensato a questo, eh? Beato te!" dice sarcasticamente.

Si gira e inizia a camminare. Lui si affretta a seguirla. "Adesso lo difendi pure?!" chiede incredulo.

“Non lo difendo, Umbe’, lasciami perdere. Lo capisco, lo... coso... lo giustifico!" dice alzando il tono di voce in un crescendo.

"È un delinquente", le ricorda Umberto.

"Sì, è un delinquente!" Si ferma e chiede severamente: "Dimmi tu cosa sei! Dimmi tu cosa sei!” Tirando i lati del suo smoking, Umberto distoglie lo sguardo, offeso, mentre lei continua ad attaccarlo. "Con tutti gli imbrogli che fai con le assicurazioni... Dimmi cosa sono io: non volevamo dare una fregatura a quei poveri tedeschi? Non volevamo?”

Camminano accanto a imponenti edifici in pietra, vecchi e imperturbabili.

"Abbassa la voce", la avverte lui.

Lei continua: "Ma non abbiamo il coraggio di essere delinquenti, almeno lui questo coraggio ce l’ha! È un ribelle lui!"

Umberto cerca di ragionare con lei. "Tortore’, diamo la giusta dimensione alle cose. Quello è un tagliaborse, un ladro di galline. Ecco quello che è! Dimmi che ti piace. Ecco perché sragioni!"

Dietro di loro, un uomo sta spazzando dalla strada i detriti della notte prima.

“No, no, no! Io ragiono pure troppo! Quello non è nato delinquente. Ce l’hanno fatto diventare. Come fai a non capire, Umberto, che se ci sono tanti giovani sciagurati, la colpa è della società che è fracica?"

"Ah si?" risponde lui, scettico.

"Non bisogna abbandonarli. Alle volte un gesto, una parola, può salvarne uno!” Alza di nuovo il guanto nero per dare enfasi.

“E tu vuoi salvare quello, eh?" chiede lui, prendendole il braccio. 

"Tu non li leggi i giornali, Umberto, che posso farci io?”

"Come non li leggo?"

"Non li leggi. Sennò avresti letto di tutti gli scandali, tutti gli imbrogli!”

Lei gli grida: "Sei fortunato tu che non capisci niente!"

Anche Umberto urla la stessa frase con lei come se non fosse la prima volta che la sente. 

Però insiste: “No! Io capisco troppo! Capisco che ti sei fatta incantare”. 

“Assolutamente, per me era sincero. Sarebbe diverso se fosse stato meno disgraziato”.

Umberto alza lo sguardo. "Comincia a piovere”.

"Fidati di me..." Lei sembra inarrestabile. Ma alla fine si accorge e dice a Umberto: "Piove!"

Lui dice: "Andiamo in chiesa. Corri, corri, corri!" Solleva lo smoking sopra la testa rivelando la schiena nuda: la sua camicia e il gilet sono solo una facciata, senza nulla nella parte posteriore.

"Almeno l’anno lo finisci bene! Con tutti i peccatacci che ti trovi sulla coscienza!” Si precipitano in chiesa mentre inizia il temporale.

Un organo suona nella chiesa scura. Togliendosi i guanti, Gioia immerge la mano nell'acqua santa, poi allunga la sua mano bagnata per toccare quella di Umberto in modo che lui non debba disturbarsi. Con quest'acqua, ognuno fa il segno della croce.

Proseguono lungo la navata, dov’è in corso la messa. Minacciosamente, i lampadari ricordano il palazzo tedesco!

Umberto individua una sedia e ci si precipita. È stata una lunga notte – e non è ancora finita.

Prima che Gioia lo raggiunga, indossando il suo guanto nero, gli occhi di lui sono chiusi; è sfinito.

Davanti all’altare, il sacerdote sta dando la comunione ai parrocchiani. Lo sguardo di Gioia gira per la chiesa.

Qualcosa attira la sua attenzione e lei sussulta. Dà a Umberto una piccola spinta: "Umbe’!"

"Che c’è?"

Lei gli dà un altro colpetto. “Lello...”

Infatti, Lello è in piedi accanto all'alto cancello in ferro battuto che protegge una cappella laterale.

"Oh", dice Umberto, alzando gli occhi al cielo, non troppo interessato ad avere di nuovo a che fare con il ladro.

Ma Gioia sussurra, ammirata: “Te l’avevo detto che era un bravo ragazzo. Si vede che ha avuto un po’ di rimorso”. 

Umberto mette l'orecchio a conchetta. Sta sentendo correttamente? "Rimorso? Quello lì? Ah!”

“Allora perché è venuto in chiesa? È venuto da solo, non trascinato come te”, sussurra lei. Dopotutto, sono in un luogo sacro. Quindi lei nota che Lello ha aperto il cancello ed è entrato nella cappella laterale.

Un'altra spinta: "Umbe’, aspettami qui, non ti muovere".

"Chi si muove?" Tutto quello che vorrebbe fare è un pisolino.

Dietro la testa di Gioia, una fila di lampadari corre in lontananza. Potremmo davvero essere tornati al palazzo tedesco.

Si dirige verso il cancello, fermandosi brevemente per la genuflessione: è un movimento non dissimile da una riverenza, ma questo lo fa come una professionista.

Ancora avvolta nella sua pelliccia, con un fazzoletto sulla testa, Gioia attraversa il cancello decorato. Vede Lello nel suo trench bianco, apparentemente inginocchiato in preghiera.

Lo raggiunge proprio mentre fa il segno della croce e si alza. È scioccato di vederla. Il viso di lei, illuminato come per una scena religiosa in un dipinto, è ammorbidito dal perdono.

Una statua della Madonna osserva dalla parete della cappella, proprio come le sculture romane osservavano nella villa.

"Questo non me l’aspettavo" – dice lei dolcemente – "Tu in chiesa!"

Lui guarda verso la Madonna. Notiamo che diverse collane sono state drappeggiate su di lei dai fedeli. Rigirandosi, non guarda Gioia, ma dietro di lei, chiedendosi forse come fuggire.

"Beh?" dice.

“Perché, ti vergogni? Forse cominciare l'anno così ci porta bene”. 

"Certo, certo, ma se vuoi continuare la discussione, andiamo fuori”.

"Dove mi vuoi portare? A svaligiare una banca?" Ma lei si rammarica immediatamente delle sue dure parole. "Oh, scusa Lello..." 

"Senti, Tortorella", dice lui senza rancore, i suoi occhi guardano di nuovo dietro di lei. "Lasciamo perdere. Dammi retta, è meglio per te”.

Mentre lui la guarda direttamente, lei dice: "Io sono sicura di una cosa: che tu non sei un mascalzone. No, magari, passi un momento difficile. Non è così?"

"Sì, andiamo".

Lui cerca di andarsene, ma lei lo ferma. "Se potessi aiutarti, lo farei tanto volentieri, credimi. Vedi, la settimana prossima mi hanno promesso del lavoro... e, se...” Lo guarda con sincerità intensa.

Ma poi qualcosa attira la sua attenzione. La porta della teca dove si trova la statua della Madonna si sta richiudendo cigolando.

“Dio, Lello! Ma che hai fatto?"

"Sta zitta!" Le dice severamente sottovoce.

"Hai rubato alla Madonna?"

"Sì" – dice bruscamente ed esce dalla cappella – "Lasciami andare. Vattene via!"

Lei lo segue fuori, afferrandolo per un braccio. "Alla Madonna non si ruba!" Mani in tasca, lui cerca di scrollarsela di dosso, ma lei non lo lascia andare.

"Che cosa hai in tasca?" gli chiede.

Con grande forza, lui sfila il braccio da lei e continua a camminare. Ma lei non si arrende. "Riporta quello che hai preso, Lello!" lo supplica.

Poi lo afferra di nuovo e lui si gira per affrontarla. Lei lo avverte: "Non ti faccio uscire di qui”.

Ormai la gente sta guardando. "Oh, si? Tieni, allora!” dice, e le lancia i gioielli rubati.

Lei prende al volo la collana, sbalordita, mentre lui si dirige rapidamente verso l’uscita.

FINE PARTE VII

ENGLISH TRANSLATION

Here is the link to Parte VIII, the final installment of this cineracconto. Subscribe to receive a weekly email newsletter with links to all our new posts as well as additional information about the film.

GLOSSARIO

  • albeggia (albeggiare) – the day is breaking

  • ammirata (ammirare) – in awe, admiring (past participle as adjective)

  • ammorbidito (ammorbidire) - softened (past participle as adjective)

  • beato (beare) te! – you’re blessed!

  • campa (campare) - he lives on

  • cassa mutua – health insurance

  • cigolando (cigolare) – creaking, squeaking

  • collane (a/e) – necklaces

  • il commissariato (o/i) – the police station

  • sono state drappeggiate (drappeggiare) – they have been draped

  • una facciata (a/e) – a facade

  • hai fatto (fare) una commedia – you created a farce

  • un fazzoletto (o/i) – a handkerchief 

  • fracica (co/ca/chi/che) – rotten (Roman dialect)

  • una fregatura (a/e) – a swindle

  • il gilet (no change) – the vest

  • gira (girare) a largo! – stay away!

  • mi infilavo (infilarsi) – I would/used to sneak in

  • gli imbrogli (io/i) – the tricks 

  • imponenti (e/i) – imposing, majestic 

  • inginocchiato (inginocchiare) – kneeling (past participle)

  • l’invettiva (a/e) – the rant, tirade

  • istiga (istigare) – she taunts

  • la mascella (a/e) – the jaw

  • hai messo (mettere) in mezzo – you put [something] into the middle

  • mette (mettere) a conchetta – he cups his hand (normally at the ear)

  • i parrocchiani (o/i) – the parishioners

  • i peccatacci (ccio/cci) – the horrible sins

  • pentita (pentirsi) – repentant (past participle as adjective) 

  • perde (perdere) il controllo – he loses his temper

  • preghiera (a/e) – prayer

  • le pulci (e/i) – the fleas

  • ragiono (ragionare) – I am reasoning, thinking

  • si rammarica (rammaricarsi) – she regrets

  • rimproverare – to berate 

  • il sacerdote (e/i) – the priest

  • sciagurati (o/a/i/e) – unfortunate, unlucky

  • schioccano (schioccare) – they click

  • sferraglia (sferragliare) – it clatters

  • sfila (sfilare) – he snaps away, he pulls out

  • sgrida (sgridare) – she harangues [someone]

  • sragioni (sragionare) – you’re talking nonsense

  • sussulta (sussultare) – she gasps

  • svaligiare – to clean out, rob

  • svelto (o/a/i/e) – quick 

  • il temporale (e/i) – the downpour

  • tenere alla larga – to keep [something] at bay

  • ti vanti (vantarsi) – you are proud [of something]