Roma città aperta (Rome, Open City), Parte XIII

Regia: Roberto Rossellini, 1945

ENGLISH TRANSLATION

Hartmann porta Marina nell'ufficio del Maggiore, ha una mano sulla spalla di lei e un bicchiere di liquore nell’altra. Ridendo e flirtando, si dirigono verso il lato opposto, verso la stanza delle torture.

Sigaretta in mano, Marina vede il suo amante, Manfredi, mentre Don Pietro prega sul suo cadavere. All'inizio, assuefatta dalle droghe, non capisce. Ridacchia. Poi uno sguardo di orrore le compare in viso.

Urla, poi cade a terra priva di sensi. Infuriato, Bergmann urla: "Fuori! Fuori! Riportate il prete!"

Passando sul corpo inerte di Marina, i tedeschi tornano nell'ufficio di Bergmann.

"Stupidi italiani!" – si lamenta – "Maledizione! Abbiamo fallito. Quel maledetto prete mi ha fatto agitare".

Entra Krammer. "Il rapporto, signore?"

"Ah, sì... Causa della morte: infarto".

Ingrid ride.

"E la giovane donna, signore?"

"Dipende dalla signora”.

Ingrid dice: "Rinchiudila un po' e poi..."

"Signore, che nome devo scrivere? Manfredi o Ferraris?" Ha menzionato l'attuale pseudonimo del combattente della resistenza, oltre al suo vero nome.

Bergmann opta per il nome sul passaporto falso: "Nessuno dei due. Giovanni Episcopo. Altrimenti creiamo un altro martire, e loro ne hanno già in abbondanza".

Guardando Marina, Ingrid dice: "Solo un momento!”

Si avvicina a Marina e si china per recuperare il cappotto. Lo scuote leggermente. "Per la prossima volta", spiega.

Ingrid e Bergmann lasciano l'ufficio a braccetto. Mentre escono, Hartmann scuote la testa e borbotta ironicamente: "Siamo una razza superiore..."

Sotto un cielo soleggiato, in un campo aperto delimitato da alberi, due uomini in trench di colore chiaro e fedora sistemano una semplice sedia di legno. Soldati italiani gironzolano, mentre tamburi suonano minacciosamente in sottofondo.

Hartmann chiede a un soldato: “Che ora fa lei?”

“Le otto e quattordici”.

“Esatto. Sono in ritardo”.

Offre al soldato una sigaretta, poi chiede un fiammifero. Ma il soldato fatica ad aprire il pacchetto, Hartmann glielo strappa via e si accende la sigaretta da solo.

"Adunata!" ordina qualcuno.

"Pronti!" grida un italiano, e gli uomini si mettono in formazione. "Attenti!" Un camion si ferma dietro di loro. L'inquadratura è composta con cura, uno studio in contrasti: luce e ombra, l'ordine dei soldati e la vaga bellezza di nuvole e alberi frondosi.

L'autista salta fuori e corre ad aprire la porta sul retro, che ha una piccola finestra con le sbarre. Due soldati smontano.

Poi un giovane prete appare e allunga una mano verso il camion. Prendendola, Don Pietro scende.

"Il cappello, Don Pietro", dice il prete.

"Ah, sì". Lui se lo toglie e lo dà a un soldato italiano.

Mani giunte sul petto, Don Pietro si dirige verso la sedia dove incontrerà la sua morte.

Si ferma un attimo e il giovane prete gli prende il braccio. “Venga. Coraggio”.

Con le sopracciglia alzate, Don Pietro risponde: "Oh, non è difficile morire bene. Difficile è vivere bene". Sorride.

Mentre Hartmann guarda, i due preti camminano verso la sedia. Il compagno di Don Pietro mormora una preghiera in latino.

Alla sedia, Don Pietro si siede, appoggiando il mento in un incavo nella parte superiore dello schienale. Gli uomini in trench lo legano per non farlo cadere dopo che sarà colpito.

Marciando in formazione, i soldati italiani si sistemano in una linea retta, come plotone d'esecuzione. Don Pietro si siede con calma, con le mani giunte in preghiera, mentre gli uomini continuano i loro preparativi. Finalmente uno fa segno al prete in piedi che è ora di andare via.

Alla recinzione metallica sul lato del campo si stanno raccogliendo i ragazzi del gruppo di Romoletto. Stanno in piedi, con le dita aggrappate alla recinzione, e fischiano. Faranno compagnia a Don Pietro mentre muore.

I soldati italiani guardano i bambini, con espressioni turbate.

Prima di allontanarsi, il prete passa la mano sulla testa di Don Pietro, consolandolo. Don Pietro, legato alla sedia, china il capo in preghiera.

I ragazzi continuano a fischiare, turbando i soldati.

Finalmente Don Pietro si accorge del fischio e alza la testa per guardare.

Il plotone d'esecuzione prende la mira, la prima fila in ginocchio, la fila dietro in piedi. Al segnale sparano, ma con i fucili puntati a terra.

Don Pietro si fa piccolo. I ragazzi guardano in basso.

Ma gli italiani – bravi cattolici – non possono permettersi di sparare a un prete. Lui si rimette seduto, occhi chiusi, composto.

Hartmann è furioso. I suoi dubbi della sera prima sono lontani dalla sua mente. "Fate fuoco!" dice al capo della squadra.

Don Pietro guarda il cielo e mormora: "Dio, perdona loro".

"Fuoco! Finitela subito!" ordina di nuovo Hartmann, in tedesco. 

Poi tira fuori la sua pistola, avanza a passosvelto verso Don Pietro e gli spara in testa. Con quel colpo, i ragazzi volgono lo sguardo verso il basso presi dal dolore.

Il prete si avvicina a Don Pietro, che è abbandonato sulla sedia, con le braccia molli ai suoi fianchi. Mentre il plotone d'esecuzione esce marciando dal campo, gli uomini in trench si avvicinano ad esaminare il corpo.

In primo piano, vediamo i ragazzi al recinto, addolorati per il prete.

Quando la corda viene sciolta, il corpo di Don Pietro si appoggia pesantemente su un lato. È morto.

I ragazzi cominciano ad andarsene. Marcello si trattiene, ma un altro ragazzo gli toglie delicatamente la mano dal recinto. I due bambini si sostengono l'un l'altro e si allontanano, mentre una musica commovente comincia a suonare.

A due a due, braccia attorno alle spalle dell'altro, i ragazzi tornano verso la città. Le loro gambe magre escono dai pantaloni corti. I loro calzini si afflosciano intorno alle caviglie. Hanno già sopportato più di quanto un bambino dovrebbe sopportare ed è chiaro a noi, come deve esserlo per loro, che li aspettano altri traumi.

Mentre camminano, vediamo il panorama di Roma: il lato opposto a quello che ha aperto il film. Il paesaggio urbano si estende sotto la cupola della Basilica di San Pietro.

Camminando con tristezza ma con orgoglio, questi ragazzi esausti, indomiti e coraggiosi, guidati da Romoletto, sono il futuro di Roma.

FINE PARTE XIII

ENGLISH TRANSLATION

This is the final installment. There will be a new Vertigo grammar exercise based on the film every Saturday during May. Subscribe to receive a weekly email newsletter with links to all our new posts as well as additional information about the film.

VERTIGO A. Le immagini iconiche: Congiunzioni e Io ti salverò! Answer sheet

VERTIGO B. Le immagini iconiche: Participi passati e avere o essere e Io ti salverò! Answer sheet

VERTIGO C. Le immagini iconiche: Bene, bravo, bello, buono e Io ti salverò! Answer sheet

VERTIGO D. Le immagini iconiche: Preposizioni e Io ti salverò! Answer sheet

Normally we include a link to an article about our film, here at the the bottom of the final installment, to provide readers with more background, since we just tell the story of the film. We were not able to find an article in English that talked about the fascinating historical context of Roma città aperta, and so we are providing an excerpt from “Rome Open City (Roma città aperta)” by David Forgacs, a monograph published by the British Film Institute (BFI), London, 2000. The book is not expensive, and we highly recommend it to anyone interested in learning more about the making of this film, its historical basis and its place in the pantheon of neorealist cinema. (Please order through your local bookshop.) By the way, there are many fascinating articles about Roma città aperta written Italian, which we share with our subscribers, who receive a weekly email notice each Saturday when we post, along with background information about our film. Please subscribe!

GLOSSARIO        

  • addolorati (addolorare) – grieving (past participle as adjective)

  • adunata! (adunare) – assemble!

  • si afflosciano (afflosciarsi) – they sag

  • aggrappate (aggrappare) – grabbing (past participle as adjective)

  • agitare – to get flustered

  • assuefatta (assuefare) – under the influence, use of (past participle)

  • attuale (e/i) – current, present

  • avanza (avanzare) a passo svelto – he strides

  • borbotta (borbottare) – he mutters

  • a braccetto – arm in arm

  • le caviglie (ia/ie) – the ankles

  • delimitato (delimitare) – bordered by (past participle)

  • dipende (dipendere) – it depends

  • esausti (o/a/i/e) – weary, exhausted

  • fallito (fallire) – failed (past participle)

  • fatica (faticare) – he struggles, strains (to do something)

  • un fiammifero (o/i) – a match

  • gironzolano (gironzolare) – they mill around

  • un incavo (o/i) – a hollow

  • indomiti (o/a/i/e) – indomitable

  • infarto (o/i) – heart attack

  • legano (legare) – they tie down

  • maledizione! – dammit!

  • molli (o/a/i/e) – limp

  • opta (optare) – he opts

  • plotone (e/i) d'esecuzione – firing squad 

  • prende (prendere) la mira – it takes aim

  • presi (prendere) – under the weight of, ‘pressed’ (past participle), often used with feelings or experiences, such as ‘presi dalla tristezza,’ ‘presi dal rimorso,’ ‘presi dalla follia’

  • il rapporto (o/i) – the report

  • la recinzione (e/i) metallica (ca/che) – the chain-link fence

  • recuperare – to retrieve

  • ridacchia (ridacchiare) – she giggles

  • rinchiudila (rinchiudere) – lock her up!

  • lo schienale (e/i) – the backrest

  • sciolta (sciogliere) – untied (past participle)

  • smontano (smontare) – they get out, off (of a vehicle or bicycle)

  • si sostengono (sostenere) – they support each other

  • strappa (strappare) – he snatches

  • tamburi (o/i) – drums

  • si trattiene (trattenersi) - he lingers

  • turbate (turbare) – disturbed, unsettled (past participle as adjective)

  • vaga (go/ga/ghi/ghe) – loose, vague